Quarant’anni di UmbriaJazz. Non so cosa c’entra John Legend con il jazz, ma d’altra parte non ne capisco molto, di jazz; forse aveva una serata spiccia e il mitico patron Pagnotta l’ha infilato al Santa Giuliana. O forse perché è il nero con la voce più bianca che si sia mai sentita, dalle modulazioni imprevedibili, soffice come un velluto, calda come un vin brulé nelle serate invernali.
Ecco, passi quasi due ore a guardarlo e ascoltarlo e la cosa che impressiona è la naturalezza del canto, la voce che arriva dai risuonatori profondi, mai urlata, mai stracciata o forzata, arriva alle labbra già impacchettata e infiocchettata, tutto è stato confezionato molto prima di arrivare alle corde vocali.
Un incanto.