Nella vita bisogna essere umili. Lo dico spesso. L'ho detto spesso. E spero di non dirlo ancora spesso. Lo spero, perché mi auguro che nel futuro - o in quello che più gli assomiglia, qualsiasi cosa sia - ci siano sempre meno persone e/o situazioni, che necessitano di commenti del genere.
L'umiltà è una forza. Non è un talento - non si nasce umili, semmai ci si allena ad esserlo. Non è una virtù - è qualcosa in più, che rende le virtù ancora più virtù (la ripetizione è pessima, ma necessaria per rendere lo scritto qui presente, elementare).
Spesso io sono tutt'altro che umile (nota per i lettori: sta ricominciando quella specie di psicoanalisi; seduta gratuita, a cui mi sottopongo a vostre spese). E non so nemmeno da quale proverbiale "pulpito" arrivi la mia
albagia. Che spesso diventa anche spocchia, presunzione, prosopopea: definizioni che mi sono state appioppate. Anche se a mio avviso, e senza
imho nel caso, la mia spesso è più alterigia, altezzosità.
Lo ammetto di essere così: ciò non vuol dire che ne sono scusato, ma a mia discolpa c'è che il problema l'ho messo come punto fondamentale, sotto la voce "
cose da migliorare nel 2012".
E visto che stiamo parlando di me, lo dico a chiare lettere: in quello che faccio, spesso c'è premeditazione. Nel senso che, molto spesso, io mi sento migliore di altri. Sono dei fatti oggettivi, reali, palpabili, che lo dimostrano: non è semplicemente la mia impressione - alla quale do' la stessa affidabilità che i mercati danno al Lek albanese. Ed è con la stessa coscienza, diciamo pure oggettività e durezza, mi sento molto più spesso, peggiore. Altrettanti fatti oggettivi, ne fanno da prova provante - che non si dice, ma 'sta specie di pleonasmo in questo contesto ben ci sta. E lo dico, con tutta l'umiltà possibile: quella di ammettere un mio imbarazzante - perché spesso crea, a me e alle persone che mi sono vicine, imbarazzo - limite, così come quella di ammettere delle mie enormi limitazioni.
E' per questo, però, che dico una cosa: al di là di ogni ragionevole opinione, non sarebbe meglio sostituire l'umiltà -
ché spesso tende a scivolare verso l'umiliazione, l'abbrutimento forzato, specie di cilicio delle potenzialità proprie, alienazione personale - con un'educata, equilibrata, equa, rispettosa, oggettività? Quello che intendo dire, che lasciando la spocchia e l'alterigia al loro posto, non sarebbe meglio essere ciò che si è punto e basta. In casi meglio, in casi peggio: non necessariamente i migliori o i peggiori. Esaminare ed esaminarsi, con tutta la crudezza possibile, fino alla razionalizzazione ultima della propria oggettività: valgo quel che valgo.
Né più né meno.
IMHO
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