Uno dei quello che mi ha fatto un " doni pi ù preziosi che ricordo di aver ricevuto (ma...c' è qualcosa di quello che abbiamo e siamo, che non abbiamo ricevuto?) è é docente, quando, prima di accettare una mia ipotesi di ricerca, nel contesto di un seminario universitario, mi ha chiesto di fare lo sforzo di ricostruire il percorso mentale che mi aveva spinto a decidermi proprio per quel tipo di ricerca. Quali motivazioni mi avevano guidato, e, perch quelle" domande?
Ricordo di aver riempito quasi quattro facciate di un foglio "protocollo": non ci avrei mai creduto, soprattutto perch é avevo interpretato solo come eccessiva e un p ò eccentrica quella richiesta. Tuttavia, l'avevo accolta senza chiedere spiegazioni, perch é , si sa, all'universit à , gli studenti devono abituarsi anche alle "stranezze" dei loro professori!
E, invece, quella consapevole e "critico" con me stesso, mi hanno reso attento alla richiesta e quello sforzo mi hanno costretto a portare alla luce il mio " complicata genesi, non solo intellettuale, delle mie e delle altrui idee, insomma mi hanno "iniziato" a un diverso approccio al sapere, alla conoscenza, e anche alla comunicazione. non detto", mi hanno orientato a un rapporto pi ù
Naturalmente, di tutto questo sono diventato consapevole solo a distanza di tempo, man mano che ho provato e riprovato a confrontarmi autonomamente con quella richiesta e quello sforzo. Fino a farli diventare un vero e proprio "metodo", nei vari ambiti della mia esperienza. Allora ho compreso che quel mio docente mi aveva regalato qualcosa di veramente essenziale, nella vita.
Certo, accettare questa prospettiva, ci porterebbe a intraprendere e delle nostre viaggi interiori complessi e intricanti che non si fermerebbero all'ambito intellettuale, ma si inoltrerebbero nel labirinto della personalit à storie personali; ci costringerebbero ad attraversare le onde impetuose delle emozioni e dei ricordi; porterebbero in superficie, inconsapevoli ma determinanti presupposizioni di ogni genere, annodate in grovigli a volte inestricabili.
Certo, dovremmo accettare che, molte volte, anche se crediamo di avere la barra in mano, è qualcos ' altro a manovrare ì dove le nostre " una ricchissima informazione, raccolta, il timone dei nostri percorsi intellettuali ed esistenziali. Certo, quei viaggi ci imporrebbero anche, talora, di intersecare le vite e le storie degli altri, l angolo " relazioni con loro li fanno diventare parte di noi come noi di loro. Certo, saremmo forse anche catapultati, dal nostro limitato, nell'avventurosa storia delle idee e delle credenze umane fino a renderci conto che "la sostanza prima dei nostri pensieri è scambiata, accumulata e continuamente elaborata" (Carlo Rovelli).
Certo, un viaggio del genere, a partire da quella domanda, apparentemente semplice e banale, "perch é la mia domanda è questa?", potrebbe farci altro che la nostra esperienza ancora "à del nostro dire e del nostro domandare, prima di qualsiasi scontata definizione, non è scoprire, all'improvviso, come in un risveglio, che a fare la verit non detta" (Lyotard).
E allora? Non sarebbe, ugualmente, per chi non crede di aver finito di capire s é e gli altri, un affascinante, "necessario" esercizio?