Dopo la sconfitta subita nel match casalingo contro il Bologna, il tecnico scaligero è diventato – dipende dai punti di vista se a torto oppure a ragione – il principale responsabile, in quanto incapace di dare alla squadra una precisa identità di gioco. La considerazione, seppur difficilmente opinabile, necessita di precisi distinguo perché se è vero che l’allenatore ha delle responsabilità è altrettanto vero che non è certo l’unico ad averne. Attenzione, quindi, a “sparare sul pianista” perché si corre il rischio di sbagliare bersaglio. In queste prime dodici giornate di campionato Andrea Mandorlini ha dovuto lavorare con il pesante fardello di una sequenza impressionante di infortuni che ha complicato non poco il suo lavoro di tutti i giorni. La sua responsabilità più evidente, invece, è quella di non aver saputo prontamente individuare valide soluzioni alternative, in primis quella di un modulo in grado di ovviare all’imprevista assenza di Luca Toni. L’infortunio successivo di Pazzini ha ulteriormente complicato la cosa tuttavia aver puntato tutto sul capitano gialloblù si è dimostrata una scelta assai poco lungimirante. La situazione sopra descritta chiama in causa, però, anche la società perché il parco giocatori rappresenta fino a prova contraria l’estrema sintesi di una campagna acquisti caratterizzata da poche luci e qualche ombra di troppo. Lecito, quindi, sollevare qualche perplessità davanti ad un contratto quinquennale sottoscritto da un giocatore di 31 anni come Pazzini piuttosto che l’enorme esborso di oltre quattro milioni di Euro per un giocatore come Viviani – praticamente all’esordio in serie A – giunto a Verona in condizioni fisiche precarie per problemi pregressi che lo hanno costretto a saltare l’intera preparazione estiva. Il dubbio più grande lo solleva, poi, il mancato rinnovamento del reparto difensivo, perforato oltre cento volte nel corso delle ultime due stagioni. Il nuovo direttore sportivo Riccardo Bigon, anziché individuare uno o più innesti di qualità ha preferito “licenziare” Bordin – vice di Mandorlini e responsabile della fase difensiva – facendolo diventare l’unico capro espiatorio.
In ogni caso quando il cambio di allenatore sembrava essere l’ultima carta da giocare ecco arrivare a sorpresa la rinnovata fiducia nell’allenatore che non può che alimentare qualche ragionevole sospetto. A dirla senza tanti giri di parole, la conferma di Mandorlini ha tutto il sapore dell’alibi perfetto. La sua “cacciata”, infatti, avrebbe rappresentato una chiara ammissione di colpa da parte della società responsabile di un mercato condotto all’insegna della superficialità e della poca lungimiranza. Non solo, l’arrivo di un nuovo allenatore avrebbe sicuramente richiesto un pesante intervento nel mercato di gennaio che molti vedono difficilmente realizzabile. Attraverso la prosecuzione del rapporto con il mister, invece, l’astuto “self made man” carpigiano potrebbe aver costruito per sé e per i suoi stretti collaboratori un preciso alibi con il quale, in caso di retrocessione, scaricare sull’allenatore tutte le colpe. Laddove la squadra non raggiungesse l’obiettivo prefissato della salvezza, Mandorlini diventerebbe il vero responsabile perché, come ha ribadito Setti in una recente intervista televisiva, la rosa è assolutamente adeguata per mantenere la categoria. In coda a tutto questo non possono mancare nemmeno le solite voci maligne fuori dal coro che vedono nella posizione assunta dalla società, una precisa scelta fatta anche con l’intento di distogliere l’attenzione dei tifosi dal sospetto di non meglio precisate difficoltà economiche.
In ogni caso, da qualunque parti la si guardi, l’impresa si presenta maledettamente disperata, soprattutto laddove la tanto auspicata inversione di rotta dovesse ancora tardare. Capire se la scelta della società è stata il frutto di un preciso disegno sarà solo questione di tempo…
Enrico Brigi
Articoli Collegati:
- Il valzer delle responsabilità
- Ancora insieme
- La solita caccia al colpevole
- Non è sempre domenica ma…