UN ALIENO A VANITY FAIR, di Toby Young.
Piemme Bestseller, 376 pagine, € 10,50.
Giudizio: 3/5
Questo è un libro presentato in maniera del tutto ingannevole: non è nè "Ugly Betty" nè "Il Diavolo veste prada", e inoltre non è divertente. Forse sono io che non capisco lo humor inglese, ma sinceramente le disavventure di una persona socialmente imbarazzante come Toby Young non mi fanno ridere; anzi, le ho trovate parecchio tristi.
Giornalista inglese figlio di intelletuali borghesi, Young ha inseguito per cinque anni la celebrità (e le celebrità ) nella Manathan di "Sex and the city", ma con scarsissimo successo.
E' stato licenziato da Vanity Fair perché incapace di adattarsi alla società, ma in maniera stupida: una persona di buon senso ingaggerebbe mai una spogliarellista da far venire in ufficio per fare uno scherzo a un collega?
Non è vero, come afferma il risvolto del libro, che Toby non capisce la società; è solo uno specialista dell'anticonformismo kamikaze. Da questo punto di vista, il titolo originale è più calzante della traduzione italiana: How to lose friends and alienate people .
Comunque è un libro intelligente, scritto da una persona colta. Presenta un'analisi lucidissima e veritiera di Manathan e del mondo delle riviste patinate, e lo fa inserendo paragoni con Torqueville e Jane Austen.
Proprio perchè Young è in realtà cosi intelligente non sono riuscita a capire perché in certe situazioni si comporti come un cretino. Nei ringraziamenti afferma che tutto ciò che ha scritto è accaduto veramente; spero per lui che non sia così, perché altrimenti non ci fa una bella figura.
Toby Young ha scritto anche "The sounds of no hands clapping", tradotto in Italia col titolo di "Un alieno a Holliwood" ed edito sempre da Piemme.
Da "Un alieno a Vanity Fair" è stato tratto il film "Star Sistem. Se non ci sei non esisisti" di Robert Weide con Simon Pegg, Kirsten Dunst e Danny Huston.
Il sito di Toby Young è:
http://www.nosacredcows.co.uk/