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“Un’altra foto di quell’Uomo…”. Ho visto un uomo con baffetti, ma non era Charlie Chaplin.

Da Zazienews

“Un’altra foto di quell’Uomo…”. Ho visto un uomo con baffetti, ma non era Charlie Chaplin.
Lo scorso anno la Gran Bretagna ha ricordato il lavoro di Judith Kerr con una mostra titolata From the Tiger Who Came to Tea, dal libro del 1968, una mostra al Victoria & Albert Museum dedicata al lavoro della scrittrice e illustratrice novantenne. Nata a Berlino nel 1923 Judith Kerr lasciò la Germania perché ebrea e figlia di Alfred Kerr, importantissimo critico teatrale che con i suoi articoli aveva apertamente criticato il regime nazista e i cui lavori furono dati al rogo. L’adolescente Judith, con la famiglia, attraverserà parte dell’Europa per approdare definitivamente a Londra e, da adulta, nei suoi libri descriverà l’ascesa del nazismo, la condizione degli ebrei prima dei campi di sterminio, la fuga, la Seconda Guerra Mondiale. “Un’altra foto di quell’Uomo…”. Ho visto un uomo con baffetti, ma non era Charlie Chaplin. Quando Hitler rubò il coniglio rosa, curioso titolo scelto per raccontare una storia, in parte autobiografica, di una ragazzina ebrea nella Germania che si scopre antisemita, è un libro entrato a pieno titolo tra le letture di adolescenti e preadolescenti. Un classico in catalogo per Rizzoli che, con una lingua lieve, puntuale, coinvolgente ed evocativa invita i ragazzi a fare i conti con la storia, attraverso pagine di buona letteratura.
“Un’altra foto di quell’Uomo…”. Ho visto un uomo con baffetti, ma non era Charlie Chaplin.
Ne La stagione delle bombe, uscito sempre per i tipi di Rizzoli, Judith Jerr segue Anna nel suo percorso di crescita: Londra e la dichiarazione di guerra, una guerra che arriva dall’ alto, che obbliga gli abitanti della città a frequenti e preoccupati sguardi verso il cielo, alla paura, al buio, ma anche a reazioni di resistenza e attivismo, a atti eroici o di normalità consapevole.   Romanzi importanti da consigliare anche in date lontane dalla giornata della Memoria e da quelle che celebrano anniversari, perché l’esercizio del ricordo che arriva dalle pagine dei libri sia pratica quotidiana e antidoto prezioso verso oblii o pericolosi negazionismi.

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