In una piazzola di sosta in ambiente desertico, la città è lontana sullo sfondo, un uomo cavalca un T.rex formato ridotto e si ferma perplesso - anche se indossa il casco integrale è facile immaginare che sia perplesso! - a guardare un nuovo scooter. Il messaggio della pubblicità è "Il resto è preistoria."
Naturalmente la pubblicità gioca sul fatto che i dinosauri sono estinti e quindi appartengono al passato mentre il nuovo scooter, gioiello del progresso tecnologico, è il futuro. Poi ovviamente si possono leggere altri livelli di comunicazione e andare alla ricerca del metamessaggio che spesso nella pubblicità è quello che fa il "lavoro sporco" perché si muove in sordina. Il registro è quello del contrappunto vecchio-nuovo, con le immancabili associazioni tra vecchio=superato e nuovo=migliore. Associazione che normalmente alberga serena e incontrastata nella mente dei pubblicitari e in quella degli imbecilli!
Una breve digressione.
Nella storia evolutiva, nonostante una vulgata buona più per i fumetti che per la divulgazione, non si può individuare una freccia del tempo in cui chi sta prima è sicuramente arretrato e chi sta dopo è sicuramente progredito. Spesso l'estinzione di una specie è dovuta ad una contingenza cieca alle dotazioni organiche più che ad una competizione dove vince il "migliore".
Sono passate tante specie su questo pianeta e molte ci sono restate per milioni di anni prima di estinguersi, come i dinosauri ad esempio. Quelle bestie, che ora consideriamo vecchie e superate, hanno dominato la terra per decine di milioni di anni e senza un accidentale asteroide che molto probabilmente le ha fatte estinguere non si sarebbe mai aperta una nicchia per degli insignificanti mammiferi, piccoli come topi, costretti a vivere nascosti e che avrebbero dato origine alla nostra specie. L'attuale squalo bianco nuota negli oceani praticamente immutato da 400 milioni di anni, si potrebbe azzardare che si tratta di una specie praticamente perfetta dal punto di vista evolutivo anche se il concetto di perfezione è una astruseria ignota all'evoluzione. La specie sapiens calca il pianeta da 100.000 a 200.000 anni appena e si trova, dopo così poco tempo, ad affrontare una crisi ambientale devastante provocata da sé stesso. Non è dell'uomo riconoscere di trovarsi di fronte ad un vicolo cieco e tornare sui suoi passi per imboccare una strada diversa. E' il tornare indietro che non riesce a concepire, è più facile inventare uno strumento per abbattere il muro di fronte al quale si trova per procedere dritto. Fino a quando, oltre l'ultimo muro, non ci sarà l'abisso.
Spesso l'evoluzione biologica può imboccare vicoli ciechi che possono significare estinzione, non c'è uno straccio di motivo per non pensare che questo valga anche per l'evoluzione culturale che ci caratterizza.
(Su questo argomento sono stato meno sintetico in questo post.)
Tornando alla pubblicità e ai suoi metamessaggi quello che mi interessa di più è come l'associazione tra "nuovo" e futuro, attraverso l'uso errato del concetto di evoluzione, rimandi a ciò che sottende molti dei messaggi pubblicitari che invitano al consumo: la rimozione della morte attraverso la novità. In questo caso è facile vedere nel dinosauro la morte/estinzione laddove lo scooter è (sarebbe) la vita. Perdonatemi l'autocitazione ma copio da questo post, perché la cena è pronta e devo farla breve: «... da un punto di vista simbolico, il consumo non è legato alla vita bensì alla morte, alla continua uccisione dell’oggetto, che muore al nostro posto. A proposito della produzione industriale Günther Anders sosteneva: “la mortalità dei suoi figli è la garanzia della sua immortalità e della nostra.”»