Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain

Creato il 14 marzo 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori
Dal 17 marzo in libreria

Un americano alla corte di re Artù racconta la storia di Hank Morgan - il più yankee degli yankees: nato ad Hartford, nello Stato del Connecticut - il quale si ritrova inspiegabilmente catapultato nella mitica Camelot, sotto il regno del leggendario re britannico Artù. Ma Hank, che è dotato di grande abilità manuale ed è costruttore di armi e macchinari di ogni genere, in qualità di cittadino democratico, pratico e diretto, non prova alcuna soggezione al cospetto di dame e cavalieri, aristocratici e presunti eroi. Infatti per lui Lancillotto, Tristano o Sagramor non sono che ridicoli cialtroni che si fanno strada a forza di menzogne e pregiudizi immotivati, e per quanto Hank possa provare una certa stima per il re, di certo si fa beffe del suo presunto diritto divino a governare. Tra peripezie e avventure di ogni tipo, il nostro simpatico americano riesce abilmente a farsi largo nell'arcaica società di Camelot creandosi la fama di mago potentissimo - attirandosi così l'ostilità di Merlino - prevedendo eclissi, costruendo linee telegrafiche e applicando la tecnologia del XIX secolo al VI secolo, lasciando in questo modo a bocca aperta gli insigni cavalieri di allora di fronte a un abisso di tredici secoli.

Mark Twain (1835-1910) è stato uno scrittore, umorista, aforista e docente statunitense. È considerato una fra le maggiori celebrità americane del suo tempo: William Faulkner scrisse che fu il "primo vero scrittore americano". Dati i trascorsi da pilota dei battelli a vapore sul Mississippi, è ritenuto che lo pseudonimo che si attribuì, " Mark Twain", derivi dal grido in uso nello slang della marineria fluviale degli Stati Uniti per segnalare la profondità delle acque: by the mark, twain, ovvero: dal segno, due (sottinteso tese). Twain cominciò la sua carriera di scrittore di racconti umoristici, e finì per divenire, dopo alcune travagliate vicende personali, un severo e irriverente cronista delle vanità, sferzante contro ogni ipocrisia e crudeltà umana, nonché critico delle religioni. A metà carriera, con Huckleberry Finn, combinò fine umorismo, solida narrativa e critica sociale, a un livello senza rivali nel mondo della letteratura americana.


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