Un amore diverso

Creato il 14 febbraio 2011 da Musicamore @AAtzori

Oggi, San Valentino, giornata degli innamorati. Ma chi lo dice che ci si può innamorare solo delle persone? Ho voluto intervistare una grande artista italiana che fin dalla sua tenera età ha avuto un vero colpo di fulmine ma non per una persona bensì per uno strumento musicale: l‘arpa.

Lei è Paloma Tironi
Quando e come hai deciso di studiare l’Arpa?
Ho scelto l’arpa per puro caso. Mio padre mi insegnò a suonare qualche canzone spagnola alla chitarra e si accorse delle mie qualità. Andai con lui per iscrivermi al conservatorio ma quando chiesi se potevo studiare chitarra mi dissero che non c’era la cattedra.Tentai allora col pianoforte e il violino, ma senza speranza. Infine mi proposero l’arpa perchè il conservatorio la metteva a disposizione per studiare, considerato che si tratta di uno strumento molto caro.

Accettai senza sapere esattamente cosa fosse.
Il primo giorno di lezione un bidello mi accompagnò in classe e quando aprì la porta e vidi questo strumento antico tutto dorato e intarsiato sulla pedana, rimasi incantata.
Non mi sono mai pentita di averla scelta, è stato amore a prima vista!
E’ uno strumento difficile e richiede tante ore di studio ma a me non sono mai pesate anzi . Adesso con il nuovo ordinamento ci vogliono 11 anni per laurearsi in questo strumento.
Che possibilità lavorative hai avuto?
Inizialmente cominciai con l’orchestra, ma con la crisi difficile per tutti, ho passato lunghi periodi senza lavoro ma studiando per essere pronta anche a piccoli contratti dell’ultimo momento. Studiare sempre e leggere tanti passi d’orchestra.
Quanto costa un’arpa?
Molto, si parte da 20000 euro e si può arrivare a 50000. Dipende dalla marca, ma con le dovute cure, dura tutta la vita.
Quali sono le maggiori soddisfazioni avute da quando hai intrapreso questo cammino?
Molte soddisfazioni le ho avute in orchestra ricevendo complimenti da grandi direttori come M°Maurizio Arena, H.Soudant, S.Ranzani. Lo scorso anno poi, nell’esecuzione della Tzigane di Ravel per violino e orchestra. Alla fine del concerto, il violinista Schlomo Mintzs si è girato verso di me chiedendomi di alzarmi per l’applauso; era rimasto favorevolmente impressionato dalla cadenza che avevo eseguito nel suo brano.
Adoro l’orchestra e soprattutto  il settore della lirica.Il direttore Francesc Bonnin è rimasto così entusiasta che mi chiamò a Palma da Maiorca per suonare con lui nella Cavalleria Rusticana.
Tu sei anche una rinomata insegnante, fra i tuoi allievi hai notato qualche raro talento?

Si, ho avuto delle allieve stupende, vincitrici di concorsi importanti, alcune hanno trovato posto all’estero.Poi insegno ogni anno nei corsi estivi di perfezionamento ad Orvieto dove vengono anche allieve francesi mandate dalle loro insegnanti che si ricordano di me quando studiavo con il grande M°Pierre Jamet!

Ti esibisci come solista?
Adoro suonare in duo, ultimamente soprattutto con il chitarrista Piero Viti.
Quanto studi per un concerto?
Ogni concerto è sofferto: la preparazione e la concentrazione sono sempre altissime ma alla fine  la gioia interiore è immensa: non c’è niente per me di più gratificante. Questo accade anche nell’insegnamento che faccio con passione cercando di dare alle mie allieve tutto il mio bagaglio d’esperienza, anche se non tutte però sanno farne tesoro.

Ho avuto allieve che potevano diventare delle concertiste ma che non hanno messo la passione e lo studio al primo posto, perdendo un treno importante.
In generale, quale è il tuo repertorio?
E’ molto vario, ultimamente però stiamo eseguendo, col duo Plenilunio(arpa e chitarra),una novità. Suoniamo 6 petit duo op.196 originali per questa formazione di Carulli e sono inediti . Piero è riuscito a trovarli nell’ambito di una ricerca condotta in alcune biblioteche europee e siamo felici di suonare questi piccoli capolavori nascosti.

E’ una formazione insolita e grazie a questa scoperta abbiamo già fatto dei concerti e siamo in trattative per altri.
So che hai pubblicato un trattato di tecnica dell’Arpa.
Si, si chiama “Non multa sed multum” (non molte cose ma molto) e si intende che tratto solo un argomento: la velocità con la piccola articolazione su note vicine e con tutte le combinazioni possibili.
E’ stato faticoso arrivare ad una stabilità professionale?
Mi pare impossibile ciò che ho fatto per poter lavorare con questo mio amato strumento.
Nei primi  18 anni di supplenza ho affrontato viaggi faticosi come Potenza: prendevo la nave per Napoli e 5 ore di treno, al rientro passavo da  Roma partendo alle 5 del mattino dove prendevo l’aereo.Tutte le settimane!!

Gli stessi sacrifici li ho fatti anche quando ho insegnato prima a Genova e poi a Trapani fin quando l’anno scorso hanno messo il volo Ryanair.
Cosa non si fa per un obiettivo! Che i giovani prendano esempio perdendo la convinzione di ottenere tutto con facilità. Quando ricevetti la lettera del ruolo ero al conservatorio di Trapani  e ricordo che piansi per la grande emozione.


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