Un anno a Bruxelles

Creato il 23 aprile 2010 da Andima
Poco, troppo poco un anno qui a Bruxelles, troppo poco per capire la città, per vivere tutti i suoi umori, le sue facce e le sue smorfie, per ascoltare e distinguere tutti i suoi alfabeti, le sue lingue miste al sapore d'Europa, d'Africa, America del sud ed Asia, gli accenti di business, d'uffici e di mercati, di scrivanie e di metro, di barristi e di tram, di chi al telefono in inglese annuncia un ritardo ad un meeting o di chi in francese chiede elemosina in ginocchio, di chi va al cinema e si ritrova sottotitoli in due lingue e chi dopo 3 anni ancora va avanti con un inglese da Rutelli ed il francese da turista. Breve, troppo breve un anno qui a Bruxelles, davvero troppo breve per scoprire i segreti della capitale d'Europa, le sue stradine d'art nouveau e mistero, le sue piazzole di storia e terrazze affollate di boccali, monumenti che puntano al cielo ed il cielo che non risponde sempre con un raggio di sole, grigio, come dice la prof del corso di francese, il cielo di Bruxelles è grigio, è invece poi ti affacci alla finestra ed il sole è un invito ad uscire, scappare qualche ora in uno dei tanti parchi disseminati per la città e come una spiaggia ritrovarsi in mezzo a cento altre teste, chi corre dietro al cane, chi gioca col frisbee o due calci ad un pallone, chi pigro getta il corpo sull'erba e lascia la mente sospesa, leggera, in riposo, anche perché c'è sempre a chi raggiunta la spiaggia piace dormire, anche se non si e' troppo a sud.

L'arco del Parc du Cinquantenaire, 10 minuti da casa, corsetta settimanale.
Foto scattata qui.

E c'è voglia, c'è tanta voglia di viverla ancora, questa città che al principio magari non innamora, non è bellanon è niente di eccezionale c'è chi esclama al principio, perché donna dalle forme poco scoperte, Bruxelles non porta tacchi alti ed indossa qualcosa d'umile e pratico, gli occhi magari coperti da capelli lunghi e mossi o da un velo, velo di cerimonia e non di tabù, non di religione ma d'invito alla scoperta e che sia lenta, senza fretta: Bruxelles con il tempo vi conquisterà.
Dove tempo non è sei mesi, non è un anno, ci vuole più pazienza, la voglia ha bisogno di più tempo, per visitare le immense macchie verdi di parchi e foreste appena dopo quel quartiere e dimenticare i suoni stonati delle strade trafficate, per passeggiare lungo nuove vie con la testa verso l'alto a guardare facciate delle case di mosaici e tasselli centenari, per assaggiare tutte le 700 e più birre prodotte in Belgio o le 2000 e più servite al Delirium, per visitare le serre reali aperte soltanto 3 settimane all'anno, ubriacarsi alla maratona della birra una volta l'anno o fotografare il tappeto di fiori della Gran Place celebrato una volta ogni due anni, per provare tutti i tipi di praline di cioccolato ed imparare come cambia l'assortimento ad ogni festività, ad ogni stagione, per assaggiare frites a tutti i chioschi più noti di Bruxelles ed eleggere quello preferito o arrendersi all'odore fortissimo di zucchero a velo sciolto come trappola per golosi dai venditori di gauffre, per scoprire gli speculus e la variante del tiramisù agli speculus, lasciare che nuovi sapori si sciolgano in gola ed un frammento in più di Bruxelles ci accarezzi dentro, conquistandoci inevitabilmente.

Veduta di Bruxelles dal bar all'ultimo piano del MIM. Foto scattata qui.

Ma con calma, senza fretta, un anno è troppo poco per capire quanto complessa sia la questione delle lingue, le indiscriminazioni e le difese tra valloni e fiamminghi, l'impatto della commissione europea e le sue rivoluzioni sulla città, le influenze moderne di colonialismi e barbarie passate, le radici dei nostri emigranti di ieri e le integrazioni tra le numerose comunità di immigrati di oggi e facce non solo belle, facce di Bruxelles che un turista o un eurocrat non fotografa, magari non conosce, forse evita o non programma, ma sono lì, all'ingresso della metro, in un viottolo dietro il centro o appena oltre la soglia del proprio micromondo frequentato. Perche' qui non è certo il paradiso, ma Bruxelles è questo e tanto altro ed io non ne ho ancora avuto abbastanza, il mio foglio è ancora troppo bianco e c'è ancora una lunga lista di cose da fare, vedere, provare e allora si continua, qui, con impegno e col sorriso.

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