Un anno di ciclismo: 2013

Creato il 17 novembre 2013 da Italianjet
Avete presenti quelle grandi imprese, quei fantastici scatti, quei momenti pieni di pathos che rendono appassionante uno sport come il ciclismo? Bene, dimenticateli. Perché qui analizzeremo, attraverso 15 immagini di tremenda bruttezza (in ordine inverso di classifica, dal 15esimo al primo posto), tutto il trash più sublime di cui abbiamo potuto godere nel corso della stagione delle due ruote. Protagonisti grandi e piccoli, centrali e laterali, fortunati o sfigatissimi, incappati, volenti o nolenti, in qualcuno di questi attimi che non entreranno magari negli albi d'oro, ma che possono contribuire a costruire una carriera... o a stroncarla...
15 - Il calendario più brutto della storia Partiamo dalla fine, nel senso di fine d'anno solare, allorquando ci si avvicina pieni di speranze a una nuova stagione... a un 2014 che si spera sia più ricco di soddisfazioni... ma diteci, come si fa ad essere ottimisti, quando si incappa in un simile calendario, che vorrebbe dare dei ciclisti (qui l'australiano Michael Hepburn in una posa a dir poco raccapricciante) un'immagine sexy... sì, dei ciclisti, con quei corpicini esili esili, quelle abbronzature improbabili, quegli sguardi che di tenebroso non hanno nulla... l'unico a salvarsi, nel progetto, Filippo Pozzato: ma si sa che lui è il più figo della carovana!
14 - Chris Froome guarda in basso Questo è diventato un vero e proprio tormentone, esaltato in un blog davvero esilarante (qui:http://chrisfroomelookingatstems.tumblr.com/ ), ma sta di fatto che il dominatore dell'ultimo Tour de France, Chris Froome, ha la strana abitudine di guardare in basso quando pedala. Che lo faccia per tenere d'occhio il computerino, o per guardarsi le splendide gambe, o più in basso i pedali o chissà, l'asfalto che passa sotto di lui, il britannico ne ha fatto un marchio di fabbrica. Di più: una nevrosi!
13 - Oleg Tinkov twittatore pazzo Se questo fosse il premio per il personaggio trash dell'anno (e non per il momento), beh, non avremmo dubbi: il vincitore sarebbe Oleg Tinkov, magnate russo, già proprietario di un team e quest'anno sponsor della Saxo di Bjarne Riis. Il magnifico Oleg ha passato gran parte del suo 2013 twittando di tutto, in particolare dedicandosi a del sano mobbing nei confronti di Contador, corridore della sua squadra reo (a suo dire) di impegnarsi poco e di guadagnare troppo. "Non corre la Vuelta perché è stanco, LOL, ma per cosa, per aver fatto una corsa? Comunque non è stanco quando riceve mensilmente un ENORME stipendio"... e via andare.
12 - Un panda segna la carriera di Dan Martin Lui, l'irlandese che ha vinto la Liegi, è un bravo ragazzo e un ottimo corridore, di buone prospettive, ma da quest'anno ha un problema: la sua carriera resterà legata all'immagine di un panda che lo insegue senza apparente motivo nel giorno per lui più importante (dal punto di vista sportivo). Nient'altro che una delle mille declinazioni del tifoso di ciclismo travestito da qualsiasi cosa in questo terzo millennio, ma iconica al punto che lo stesso Martin, senza sapere a cosa andava incontro, ha tratto una serie di magliette da questo momento di rara bruttezza...
11 - È primavera, svegliatevi bambini! Una stagione, quella 2013, segnata da un maltempo più che inesorabile, più che onnipresente, più che rompiballe, insomma avete capito. Prima ancora che pure il Giro ne venisse flagellato (con tanto di annullamento di una tappa e mezza), alla Sanremo, in altri tempi nota come Classicissima di Primavera, la corsa è stata storpiata a causa di un'abbondante quanto inattesa nevicata. Il che sarà stato un momento trash, ma non meno della decisione di interrompere la gara, percorrerne un tratto a bordo dei bus delle squadre, per poi riprenderla una volta approdati in Riviera.
10 - Si sta come d'autunno in bici Pozzovivo Nel senso che si cade: giacché parlavamo di maltempo, non potevamo evitare di far cenno anche alla spettacolare chiusura di stagione, tra i nubifragi del Mondiale di Firenze e del Giro di Lombardia. Qui il lucano Domenico Pozzovivo, essendogli sfuggita la vittoria e non potendo quindi esultare al traguardo, ha deciso di tagliare la linea d'arrivo in maniera comunque inconsueta: disteso comodamente in sella alla sua bici, nella posa di un antico romano sul triclinio: per il banchetto, però, toccherà ripassare nel 2014.
9 - Wiggins il parcheggiatore abusivo Questa immagine potrebbe anche star bene in un manuale di prestidigitazione, visto che quello riuscito a Bradley Wiggins nel corso del Giro del Trentino è stato un vero e proprio gioco da mago: dovendo cambiare la bici in seguito a un problema meccanico, il britannico ha deciso di disfarsi del mezzo fallato scaraventandolo lontano da sé. Sorpresa generale nel momento in cui la bici, scossa come un cavallo senese, quasi vivendo di vita propria ha continuato a camminare da sola, fino ad adagiarsi delicatamente sul costone della montagna. Una delle poche magie riuscite a Wiggo quest'anno...
8 - A tutta birra sull'Alpe d'Huez! Mentre tutti sono impegnati a seguire le evoluzioni dei big della classifica, nelle tappe di montagna si verificano anche situazioni bizzarre, nelle retrovie, lontano dagli occhi delle telecamere. Ad esempio può succedere che corridori fuori dai giochi come Adam Hansen (una sagoma) o John Degenkolb, accettino sull'Alpe d'Huez l'invito dei tifosi a brindare con loro, mettendosi a sbevazzare allegramente dell'ottima birra (per quanto servita in brutti bicchierozzi di plastica). Ma probabilmente all'origine di tutto c'è un misunderstanding, dettato dall'invito dell'ammiraglia a evitare di andare fuori tempo massimo. Come? Alzando la media!
7 - Chi troppo corre a sproposito, magari cade... La peggiore delle abitudini dei tifosi del ciclismo, comunque, non è né quella di travestirsi da imbecilli, né quella di portare i corridori sulle vie dell'alcolismo. No, è quella di correre dietro - o peggio, accanto - ai corridori impegnati nel massimo sforzo. Un esuberante aficionado di Tejay Van Garderen (sempre nella tappa dell'Alpe d'Huez al Tour de France) stava facendo quel che non si dovrebbe. Purtroppo per lui, un altro tifoso, vestiti i panni del giustiziere smascherato, gli ha rifilato un dolorosissimo sgambetto: la foto ritrae la scena un attimo prima del crash... un attimo dopo sarà già rissa!
6 - La puntualità svizzera dell'arco gonfiabile Questa ancora non l'avevamo vista: lo sapevate che i magnifici archi gonfiabili che punteggiano i finali di gara, quelli sponsorizzati che segnalano i traguardi volanti, o i chilometri che mancano alla fine di una gara, possono anche sgonfiarsi all'improvviso? È quanto avvenuto al Tour de Suisse, nella tappa di La Punt, allorché l'arco dei 2 km alla conclusione si è tremendamente afflosciato sui poveri battistrada Van Garderen, Rui Costa e Mollema. Nessun problema (a parte qualche secondo perso), solo una storia da tramandare a nipoti e pronipotini!
5 - Offredo e il segnale che qualcosa non andava... A Yohann Offredo non sono andate tutte dritte, in carriera, per un motivo o per l'altro. Ad esempio, alla Parigi-Roubaix di quest'anno, nell'attesa di piazzare un attacco dei suoi o di inventarsi qualche contropiede interessante, il francese era a fondo gruppo impegnato in un'amabile chiacchierata con la sua ammiraglia. Non si è così accorto che qualche collega gli ha segnalato un ostacolo imprevisto in mezzo alla carreggiata, ed è andato perciò a schiantarsi contro un segnale stradale, risultandone malamente catapultato sull'asfalto. La lezione l'ha di sicuro imparata, anche se magari avrebbe preferito non fratturarsi lo sterno nell'occasione...
4 - Posapiano Valverde e la pipì di Castroviejo Qui iniziamo decisamente a entrare in clima quasi surreale, per quel che riguarda la bellezza del momento trash. Tour de France, 13esima tappa verso Saint-Amand-Montrond, Alejandro Valverde, come spesso gli capita, incappa in un incidente di percorso. Una semplice foratura. Si ferma, attende con comodo l'intervento del suo meccanico, circondato da compagni che vivono con estrema calma quel momento: Jonathan Castroviejo (il numero 123) addirittura si mette a fare la pipì. "Tanto rientriamo facilmente", pensano gli sprovveduti: un secondo dopo la tappa si infiamma, ci sono ventagli, e Valverde quanto perde? Dieci minuti! E ciao classifica...
3 - Vedo la maestà der Colosseo, vedo la santità der Pippolone! Una gioia tanto grande, vincere una corsa così bella, Pippo Pozzato non la provava da tempo. Niente paura, dopo il Laigueglia conquistato in febbraio, cosa c'era di meglio che vincere il Roma Maxima, con lo scenario da favola del Colosseo a fare da sfondo? Un'esultanza da cartolina, di più, da gigantografia da appendere in camera! Peccato che... peccato che nessuno avesse avvisato il simpatico vicentino che qualcuno (nella fattispecie, il francese Kadri), reduce dalla fuga del mattino, era già arrivato da tempo al traguardo... Però diciamolo, anche un buon secondo posto a volte merita un'adeguata esultanza...
2 - "Lo tocco piano", dice... Per essere un personaggio a 360 gradi, non basta vincere le gare, ci vuole quel di più che indubbiamente Peter Sagan ha sempre dimostrato di possedere. La sua proverbiale simpatia, unita a una certa dose di sana spacconaggine, a volte gli fa fare il passo più lungo della gamba... o del braccio, in questo caso: secondo dopo un memorabile Giro delle Fiandre vinto da Cancellara, lo slovacco non ha trovato nulla di meglio da fare, sul podio, che palpare il sedere della miss bionda, che da quel giorno tutti hanno imparato a conoscere (si chiama Maya). Inutile dire che Peter ha poi dovuto scusarsi in tutti i modi, tra un video su twitter e un mazzo di fiori!
1 - Bastia! Non faccio più l'autista! Eccolo lì, il povero autista che, concorrendo al premio per il più fesso dell'universo 2013, ha rischiato di mandare a monte la prima tappa del Tour de France. Non per colpa sua, certo (gli dissero che di lì ci poteva passare), ma l'immagine di lui (Garikoitz Atxa, il suo nome) con le mani sul volto, appena resosi conto dell'enorme castroneria testè compiuta in mondovisione, è uno di quei ricordi che ci si vorrebbe portare nella tomba... E anche il cangurotto-mascotte della Orica (si chiama Skippy ed è il proprietario del bus), crollato per la vergogna, concorda. Per la cronaca, il mezzo incastrato sotto il traguardo venne tirato via appena in tempo (la tappa stava per finire, i corridori arrivavano di gran carriera!) solo grazie ad un trattore. Sebastiano Cipriani Marco Grassi Nicola Stufano Francesco Sulas Alberto Vigonesi Articolo originale:http://www.cicloweb.it/articolo/2013/11/12/un-anno-di-ciclismo-2013-i-15-momenti-piu-trash-del-trash-dal-calendario-sexy-al

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