Un appuntamento di plastica

Creato il 10 luglio 2014 da Signorponza @signorponza

Bentornati nella rubrica più misteriosa tra le rubriche più misteriose tra quelle del Signor Ponza. Quella che vi svela segreti e manie di noi giovani omosessuali dell’entroterra terrone, catapultatisi nella capitale. (Adoro sempre di più queste intro.) E siccome siamo poco autoreferenziali, faccio il mio augurio speciale alla pazzesca Ilalicious già nominata ai #MIA2014 nella categoria Miglior Post. Ecco, tocca votare ASAP as usual come ogni anno!!!! Detto questo, non indugiamo ed entriamo nel mood del post. Ovvero questa settimana dedicata ad un gay atipico, ma estremamente esistente. L’Addicted to surgery!

Un appuntamento di plastica

Eoni fa, quando ancora ritenevo utile andare fuori per un appuntamento per giustificare una sana scopata con un essere di sesso maschile, sono incappato in questo 39enne SUPER INTERESSANTE. Romano di Roma, residente in via Cortina D’Ampezzo (zona super chic di Roma Nord), e di professione Chirurgo Plastico. Inutile dirvi che mi sono sentito subito Nancy Brilli. E nella mia testa non vedevo l’ora di fargli questa battuta. Da subito. Ci eravamo approcciati su planetromeo, quando ancora mi filava qualcuno, e dopo una chattata vaga ed introduttiva abbiamo fissato un caffè per conoscerci, in una zona franca, Trionfale.

Eh si. L’effetto raggiunto era molto simile a quanto riportato in foto. Delle labbra talmente enormi che il Chirurgo faceva difficoltà ad articolare le parole. Devo essere sincero, i nostri discorsi su hobby e interessi in quello stesso istante mi sono sembrati tutti campati in aria quanto privi di ogni fondatezza. Ma ce lo vedete uno con quelle labbra che va a fare equitazione? Onestamente no. Io non ce lo vedo. Dentro di me poi ho dovuto gestire l’inaspettato dramma della ridarola. Avevo una gran voglia di ridere che onestamente non riuscivo a non pensare ad altro. “DEVO RIDERE. DEVO RIDERE”.

In realtà sono riuscito a contenermi. Abbiamo preso un caffè ciascuno, ed abbiamo chiacchierato del più e del meno, come si conviene in casi simili. Neanche a farlo apposta siamo incappati sulla conversazione meno utile da fare, ovvero l’esteriorità e il giudizio della gente. Adesso, nei miei panni, cosa mai avrei potuto dire ad un 39enne che al posto delle labbra aveva due canotti? Ho fatto parlare prima lui. Per tutto il tempo ho annuito e fatto finta di essere presente alla marea di idozie che mi stava dicendo. Annuivo e basta. Fino a che lui, conclusa la sua alta discussione in merito mi chiede: “E te?”.

Ed io? Io volevo ridere. Ridere come se non ci fosse un domani. “Be, sai sono sempre stato abituato ad essere giudicato. Non è che abbia questa voce super maschile, per cui mi sono dovuto impegnare in altro. Non per la voce in primis. Un po’ per tutto.  Mi sono tirato su le maniche e mi sono preso una laurea. Mi sono creato una mia posizione, un qualcosa che andasse oltre il giudizio personale che le persone potevano avere di me. Ho fatto in modo che le persone mi vedessero in maniera oggettiva, per le mie capacità. Certo che se poi uno vuole giudicarmi male, lo fa a priori, per cui più semplicemente… Me ne fotto!” mi sono sentito dire.

Ecco ero molto stupito della mia risposta. E forse lo era anche lui. “Comunque sembri davvero molto giovane. Hai una pelle pazzesca, dimmi la verità usi qualche crema?” mi dice continuando. Come dire. Rimasto colpito dalla mia conversazione. Non so come, e non so neanche perché, ma in quel preciso istante ho perso una grande occasione per stare in silenzio. In quel preciso momento io ho detto una cosa che mai e poi mai avrei voluto dire. “Ma ti ha fatto male rifarti le labbra in questa maniera… Voglio dire, non hai fastidio quando parli, o che ne so, quando mangi?”.

Si. Avevo pronunciato quelle esatte parole. In quel momento il tempo si è fermato, l’aria si è fatta tersa ed io ho letto del panico nei suoi occhi. Forse mai nessuno era stato così schietto e sincero con lui fino a quel momento. Intorno a noi sembrava che tutti si fossero girati a guardarci, e lui era diventato paonazzo e aveva abbassato gli occhi. Silenzio. “Be sai, – prende fiato e finalmente mi risponde – io mi piaccio così. E sto bene con me stesso. E come hai detto tu, me ne fotto se qualcuno pensa qualcosa di sbagliato”.


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