Basta per iniziare a considerarlo un buon compagno di viaggio? Per chi ancora non si è convinto sulle pagine di Andrea Bocconi o di Robert Louis Stevenson (con il suo itinerario tra i monti delle Cevenne, su cui in effetti qualcosa da dire ci sarebbe), ecco un piccolo grazioso libro che Ediciclo pubblica nella sua collana "Piccola filosofia di viaggio".
Il ritmo dell'asino, questo il titolo, porta la firma di Mélanie Delloye, scrittrice belga che dopo un'infanzia trascorsa a viaggiare sui libri di Thomas Mayne Reid e Jack London, un giorno è partita con la famiglia (bambini compresi) e due asini al seguito. Da un paese all'altro dell'Europa se n'è stata via per tre anni: evidentemente senza un rimpianto.
E certo, a leggere le sue riflessioni viene una gran voglia di partire, in compagnia di questo animale che leggende e convinzioni popolari hanno troppe volte bistrattato.
Dice Delloye che è più facile incontrare l'altro viaggiando con gli asini che a cavallo, perché con quest'ultimo si guarda dall'alto in basso il viandante, mentre con gli asini si resta ad altezza d'uomo. Del resto è con i cavalli che per millenni ci si è fatto la guerra, mica con gli asini.
Mi piace pensare così. Mi piace pensare che un giorno sperimenterò questo compagno di viaggio. Mi piace sperare che in questo modo scoprirò non una bestia rassegnata e un po' passiva - così si sostiene - ma davvero, un animale che sogna in una profondità dove l'uomo non arriva.