Opinioni opinabili e bocche aperte per dar fiato ai polmoni. Chi non c’è stato non ha diritto di parola ma se lo arroga lo stesso. Chi l’ha vissuto se lo ricorderà per la vita e ne custodirà il ricordo in uno spazio privato e prezioso della memoria dove i neuroni si eserciteranno ogni tanto a rimpiattino, rimandando segnali endorfinici ai muscoli facciali che si produrranno in sorrisi nostalgici.
In 4 giorni di luglio, s’è celebrato un evento emozionalmente paragonabile per la città di Lecce solo al Cirque du Soleil del 2008 è questo è indubbio.
E se Giovanni Lindo Ferretti non fosse stato costretto ad annullare il suo concerto in spiaggia all’alba di un già magico sabato, oggi celebreremmo l’apoteosi artistica di quelle formidabili 76 ore di fulgida follia musicale che ha visto risuonare le note di 100 bands, le più disparate, armoniche e disarmoniche che si potessero realisticamente pretendere da un Festival autorevole e pioniere da vent’anni nell’individuazione delle perle sconosciute del panorama musicale internazionale.
Invero, lo scarso flusso di pubblico della prima serata (un giovedi lavorativo ai tempi della crisi), aveva gonfiato i pettorali dei soliti profeti ciarlieri re per una notte (Sud Sound System e Jimmy Cliff malgrado).
Paolo Nutini e i Kaiser Chef, avevano incantato chi ci aveva creduto fino in fondo in un venerdi sera dal ritmo pop-rock ultrabello e vivace.
Ma è stato il sabato di Lou Reed e dei Verdena a schiaffeggiare un pubblico colto e consapevole a suon di emozioni e rush cutanei ad ogni riff di Stratocaster. Gigantesco il primo quanto può esserlo uno dei 5 rockman più grandi di tutti i tempi; fenomenali i secondi come solo chi cresce negli scantinati della bergamasca o di una qualsiasi altra verace provincia italiana sanno essere.
Come risultato, vomitevoli celebrazioni giornalistiche di chi della musica, dei suoi numeri, delle sue logiche, proprio non capisce niente.
E siamo alla domenica. Smaltita la delusione per il concerto all’alba di Ferretti, “sold out” e poi cancellato per la morte della madre, chi si era prefissato l’overdose (sottoscritto compreso) in overdose s’è trovato quando il palco di Italia Wave ha sparato con la doppietta. Una stratosferica Cristina Donà ed un (per molti) sorprendente Daniele Silvestri, hanno sconvolto il verso dei peli sulle braccia per più di 2 ore.
Nient’altro dunque? Tutt’altro!
in mezzo agli apici che vi ho voluto raccontare per avergli vissuti tutti in prima persona, vagonate di Rock ‘n Roll senza tregua dai nomi ignoti o meno noti che dalla mattina alla sera hanno riecheggiato fra San Cataldo e il Via del Mare in un clima di reciproca ammirazione e sfida a chi fosse riuscito a strappar più fischi d’approvazione all’americana fra mille e mille applausi e salti per smaltire la quota eccedente di adrenalina.
Un’astronave dunque. Proprio tale. Organizzativamente impeccabile, efficiente e professionale, forte dell’esperienza di venticinque anni.
Un clima disteso e controllato per un pubblico con una forbice cronologica molto ampia. Un audio superbo ed un palco semplice per un grande feeling con i fans.
Questo è stato Italia Wave! Di più si, di meno no. E se agli organizzatori non fossero bastati i numeri assoluti e l’affetto di un pubblico esigente e generoso, noi di UP! siamo pronti a chiedere il bis e il voto di fiducia per l’estate 2012.