I.Maschere
la festa diviene una carnevalata medievale. messi sù dei vestiti trovati nello scantinato, gli amici smetteranno i perbenisti panni borghesi per lasciarsi andare. c’è chi si veste da gallina, chi da Napoleone, chi da ballerina. ma il gioco- così lo suggerisce Marialé- si attorciglierà su sé stesso per diventare una gara di depravazione, in cui tutti sembrano liberare i propri istinti più brutali: esce fuori il razzismo neanche troppo latente di Gustavo, l’impotenza del mite Sebastiano, l’opportunismo avido del laido Joe, la caducità psicologica di Marialé e le paranoie del marito di lei, Paolo.
II.La grande abbuffata
l’atmosfera, che usa la rievocazione gotica suggerita dal castello Borghese, è pervasa in realtà da uno spirito di goliardica perversione: pur non riuscendo ad ovviare a una parte centrale statica (come molti dei gialli del periodo), il tocco disturbato e disturbante del regista- l’irridente nichilismo dell’abbuffata, ne è un esempio- trasforma un plot da Dieci piccoli indiani in uno sterminio (a onor del vero, a tratti superficiale) delle debolezze e delle piccole blasfemie che ci rendono umani.
titolo originale: Un bianco vestito per Marialéun film di Romano Scavolini1972