Un buon caffè di pessimo gusto
Da Ilgrandemarziano
Si parlava qualche giorno fa, nei commenti a un altro post, della sensazione di superiorità che i tedeschi sembrano intenzionati - forse per una tradizione connaturata alla loro indole o alla loro storia - a voler esprimere al mondo a tutti i costi, con la conseguenza di ritrovarsi a oscillare tra il concetto di superiorità e quello di razzismo, e la considerazione che certi atteggiamenti non sono certo propri di un determinato popolo, ma comuni a tutti coloro che vedono nell'altro, uno sconosciuto, un diverso, un inferiore o un potenziale invasore sia esso territoriale, affaristico o sentimentale. E lì si toccava anche l'interessante tema della italofobia. Ebbene, da marziano non so come catalogare l'esperienza che sto per raccontarvi. Aspetto perciò il vostro contributo di italiani.
Dunque, dovete sapere che anche ai marziani succede di finire nella trappola delle caffetterie dei musei. È quello che è successo a me al Deutschen Historischen Museum di Berlino che, dopo quattro ore di reperti, dipinti, teche, pannelli e letture, dai Cimbri e i Teutoni, alla Volkswagen e alla Caduta del Muro, passando per Augusto, Martin Lutero e Otto Von Bismarck, non ho potuto niente alle recriminazioni dello stomaco e mi sono dovuto arrendere. Così mi sono ritrovato a spingere un portone grosso e pesante come quello di un tempio romano, e mi sono tuffato nel delirio di una sala gremita come un raduno della Lega a Pontida, ma molto più silenziosa. Per fortuna il mio stomaco mi ha trovato una rampa di scale, scoprendo così l'esistenza di un primo piano con alcuni posti liberi e l'atmosfera più morbida, come una festa del PD a Genova, ma molto più affollato.
Così, una volta preso posto al tavolo, ho aperto il pieghevole del menù e mi sono messo d'impegno a cercare di capire che cosa poteva fare al caso mio, senza compromettere troppo il mio gpotres'jh, ovvero l'equivalente marziano del fegato. Tuttavia, ben prima che capissi dove dovevo leggere, avevo già messo a tacere lo stomaco ed ero già stato preso dall'impulso di alzarmi e andarmene. Il motivo è semplice e incredibile al tempo stesso. Tra le Heisse Getränke, ovvero le bevande calde proposte della caffetteria gestita dalla catena Kofler Kompanie, faceva bella mostra di sé una esclusiva leccornia di caffè, amaretto e panna montata. La vedete qui sotto, in un estratto dell'edizione originale del menù.
(Qui, se volete, potete scaricare il menù originale in pdf a conferma di quanto sopra)
Ora, sottolineando il fatto la proposta dell'Espresso Mafioso viene fatta nell'ambito di un luogo pubblico prestigiosissimo per la cultura tedesca (è forse il più importante e grande Museo di Berlino), e considerando che qualche riga più sotto c'era anche il gustosissimo Schokolade Mafioso, più che altro vorrei capire due cose. La prima: cosa c'entra l'amaretto con la mafia? La seconda: come la prenderebbe un tedesco se capitasse nella caffetteria dei Musei Capitolini a Roma e si ritrovasse nel menù un bel Würstel Nazista? Se qualcuno qui conosce qualcuno che ha un ristorante, potrebbe proporgli di inserirlo nella lista. Anzi, forse è meglio di no. Un simile piatto rischierebbe di avere troppo successo.
/continua
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