Di fianco c'era una grande trave che dal muro ad una colonna, sosteneva la tettoia. Ia segatura appoggiata al muro arrivava alla trave ed anche oltre. Noi salivamo il cumulo di segatura fino alla trave, poi camminvamo lungo di essa per allontanarci dalla segatura e con l'ombrello aperto ci buttavamo giù a mò di paracadute nella segatura che ci accoglieva attutendo la caduta. Schiere di bambini in fila a paracadutarci giù nei nostri giochi di guerra! potevamo farci male e seriamente ma non è mai successo nulla.
Castelli di legni accatastati alti come una casa a due piani, erano le nostre vette da conquistate, le torri da dove liberare una fanciulla, le mura di una città da espugnare.
Ci facevamo armi di legno, lance, fucili, pugnali, mitragliatrici che montavamo su di un traino attaccato ad un motore a due ruote che serviva per i piccoli mucchietti di legna da spostare da una sega all'altra. Quattro si mettevano alla guida di questo motorone egli altri sul traino con la mitragliatrice e chi urlava, chi faceva il rumore del rombo del motore, chi faceva l'urlo della sirena dell'anti aerea e chi faceva il rumore della mitragliatrice, insomma ben organizzati mettavamo in scena il nostro film di guerra con un esercito che combatteva contro ad un nemico invisibile, perchè il tedesco non lo voleva fare nessuno...era troppo fresco il ricordo!
Poi una volta all'anno si verificava un evento invitante, gioioso, gustoso, profumato che attirava tutti i bambini del vicinato che con un tam-tam richiamava anche altri da quartieri vicini. Non ricordo il periodo dell'anno, ma sicuramente verso fine estate, eravamo ancora a casa da scuola. Un cammionista che abitava vicino alla segheria, aveva il permesso di parcheggiare il suo bestione a rimorchio, in quel piazzale semirotondo della segheria, e una volta all'anno portava un carico di carrube dal meridione, e lo parcheggiava nel piazzale. Quella mattina ci svegliavamo con un profumo di carrube, che nell'aria tersa del 1958 non si confondeva con nessun altro odore. Evviva ! La gioia di tutti noi era correre al camion e arrampicarci come tanti ragnetti a prendere, da fra le sbarre del cassone del camion, le carrube. Tutte quelle che si riusciva a prendere prendavamo, salendo e scendendo da quel camion con la frenesia delle formichine che cercano cibo per l'inverno. Che buona! Che bontà, ho ancora il ricordo di quel profumo che mi accompagnava fino a che durava la scorta di carrube accantonata. Piccole cose che a quei tempi ci sembravano privilegi, ci sentivamo fortunati ad avere un camion carico di carrube (destinate a cibo per animali) da poter mangiare a sazietà.
Si acquistava allo spaccio del consorzio, la carruba, ai miei tempi. Costava poco, ma nel '58 anche il poco si spendeva per il necessario e per noi bambini, possedere una scorta di carrube era come essere un po' "ricchi"!