Un castello di inganni rientra nel tema tanto caro alla George: i titoli nobiliari, e i conseguenti segreti di cui spesso la stampa gossippara si nutre; Thomas Lynely inizia a riprendersi quella serenità perduta dopo la morte della moglie, iniziamo a riconoscere il vecchio commissario, sebbene i demoni della memoria si distinguano nettamente attorno alla sua personalità. Pensandoci non poteva essere altrimenti, uno dei pregi assoluti dell’autrice è quello di rendere i suoi personaggi umani, con pregi e difetti, tutti noi impariamo a convivere con i demoni, un bravo scrittore valorizza questi tratti non li nasconde sotto al letto quando troppo scomodi.
Il nipote di un baronetto, diventato tale per meriti non ereditari ma per successi industriali, muore in circostante limpide, l’uomo scivola mentre scende da una imbarcazione e durante la caduta sbatte la testa. Morte per cause accidentali. Nessun omicida e nessun sospetto. Il baronetto chiede aiuto a Scotland Yard per risolvere quello che, a suo dire, potrebbe rivelarsi un caso sospetto, o meglio, vuole avere la certezza che dietro questa assurda morte non ci sia il figlio, ex drogato.
Inganni, raggiri, tradimenti, bugie, porteranno il Commissario Lynely a risolvere intrigo dopo intrigo fino al culmine della tragedia. Certe verità meritano di restare segrete nel cuore di pochi, ma è anche vero che quando le bugie si sommano difficilmente riusciamo a mantenere intatto il castello.
Sullo sfondo il dramma personale di Deborah, moglie dell’amico Simon St. James; la giovane donna non può avere figli e non riesce ad accettare soluzioni differenti alla sua idea di perfezione famigliare.
Elizabeth George non delude, unico difetto: i libri a un certo punto richiedono la parola fine, se un giorno dovesse scrivere di più gliene sarei molto grata.
Titolo: Un castello di inganni
Autore: Elizabeth George
Traduttore: M. Cristina Pietri
Editore: Longanesi
Anno: 2012
Prezzo: Euro 18,80