Un castello in italia, film di valeria bruni tedeschi con filippo timi

Creato il 06 novembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Claudia Boddi

Per chi ama le storie, un film imperdibile. Da consigliare – come ha detto anche Filippo Timi durante l’anteprima al cinema “Il Portico” di Firenze – alle persone a cui vogliamo bene. Una pellicola, in parte autobiografica, dedicata alla memoria del fratello Virginio, affetto da AIDS e scomparso nel 2006, quella proposta da Valeria Bruni Tedeschi, nelle vesti di regista e protagonista di “Un castello in Italia”.

Valeria Bruni Tedeschi e Filippo Timi – look-dei-vip.it

Per chi non lo sapesse, la Bruni Tedeschi è sorella della più nota alle cronache rosa, Carla, ex première dame di Francia – che non compare mai nelle scene del film nonostante questo racconti la storia della sua famiglia -, figlia di Marisa Borini che interpreta se stessa ed ex compagna di Louis Garrel, altro membro importante del cast nel ruolo di sé medesimo. Un progetto cinematografico che ha riunito buona parte della famiglia, a cui si è aggiunto, con onore, Filippo Timi, uno dei migliori attori italiani in circolazione, riconoscibile anche per un’affascinante balbuzie nella vita reale che, come per magia, scompare davanti alla macchina da presa.

Mentre la malattia di Ludovic (Virginio) diventa sempre più aggressiva, il clan familiare di stanza a Parigi, deve occuparsi della vendita di un meraviglioso castello ereditato dal padre, che si trova a Castagneto Po, sulle colline torinesi. Sullo sfondo, le vicende umane conquistano a poco poco il primo piano, per il potere evocativo che le contraddistingue, tanto che le trattative per l’affare economico sfumano in un delicato quanto gradevole controluce. L’amore, prima fuggito poi preteso di Louise (Valeria Bruni Tedeschi) e Nathan (Louis Garrel), accaduto per caso, cattura l’attenzione di un pubblico attento agli sviluppi dei desideri e delle aspettative della coppia. Fino a sperare che, alla fine, questi coincidano. Il ricorso emotivo a un passato che ormai non c’è, vela di malinconia gli sguardi dei protagonisti senza l’angoscia della perdita, ma con la sorniona rassegnazione di chi ne è consapevole. Anche il senso di morte, che incombe inevitabilmente sulla trama, è trasformato da un Filippo Timi, intelligente ed espressivo come non mai – dimagrito 18 kg per questo personaggio – che riesce a porre l’accento sulla vita, senza essere irriverente, fino all’ultimo suo ciak.

Meritano una nota particolare anche la colonna sonora, volutamente leggera, e l’ironia concreta, tipica del cinema francese, che rendono questo lavoro ancora più apprezzabile. Con “Viva la pappa col pomodoro” cantata da Rita Pavone, in un filmato d’epoca – che chiude i titoli di coda -, “Che bambola!” di Fred Buscaglione fa da cornice a una delle scene più emozionanti di tutta la pellicola: il ballo in ospedale di Ludovic con la madre che poi diventa ballo di gruppo ed ultimo saluto. Mentre la spedizione di Louise a una chiesa di Napoli dove si dice si trovi una poltrona miracolosa per tutte coloro che desiderano diventare madri, è di una comicità esilarante, e tocca il suo punto più alto quando due suore cercano di rovesciarla giù dalla seduta, dopo aver scoperto che non è sposata. Da notare anche che i pezzi suonati al pianoforte da Marisa Borini sono stati interpretati dal vivo dalla stessa concertista, durante le riprese.

Una Bruni Tedeschi intensa e generosa, che affida al grande pubblico una fetta importante della sua storia, non può che riceverne in cambio la rinnovata gratitudine di chi guarda, nuovamente colpito dalla straordinaria semplicità dell’esistenza.

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