Ata fissa, senza fiato, la persona di fronte a lei. Nessun suono esce dalla sua bocca.Nessun pensiero viene formulato nel suo cervello in apnea.Un sorriso dall'altra parte, un lieve sorriso la desta e un fiotto di felicità sgorga improvvisodentro di lei."C-che ci fai qui?" la voce trema, l'emozione le colora le guance. "Cioè, volevo dire... che bello vederti! Prego, entra, non stare lì impalato."Una mano passata tra i capelli, un passo in avanti impacciato."Sì, be'... ecco io..." un'occhiata confusa alle mani, "prendi, sono per te."Ata accoglie i fiori tra le braccia con la stessa delicatezza e lo stesso amore che riserverebbe a un bambino.Li accarezza, li annusa."Che belli! Non mi avevi mai regalato dei fiori prima." lo guarda con gli occhi che le brillano e un senso di anticipazione s'intrufola prepotente tra le sue sensazioni agitate.Filippo sorride, mentre si gratta la testa imbarazzato."Vieni, andiamo in cucina, prendo un vaso e li sistemo subito."Corre allegra davanti a lui. Si sente leggera, in questo momento, emozionata, sì, con il cuore che fa le capriole, ma leggera come una farfalla.Prende il vaso, lo riempie d'acqua e vi infila i fiori.
"Visto? Ho fatto in un attimo!" lo guarda sorridendo soddisfatta.
Lui annuisce, ricambia il sorriso, ma sembra incerto.
'Emozionato, sicuro, come me.' pensa su di giri. 'Finalmente ha capito, finalmente ha trovato il coraggio!'
"Dai, siediti, non restare in piedi!" lo invita, poi una luce maliziosa attraversa i suoi occhi. "Ma forse la cucina non è il posto più adatto per l'occasione. Vogliamo andare in salotto?"
"Cosa?" Filippo si guarda intorno confuso. "No, qui va benissimo. Mi sento a mio agio."
"Come vuoi." e fa spallucce continuando a sorridere
Lui si siede, lei posa il vaso sul camino e va a sedersi di fronte a lui.
Filippo si alza di scatto, Ata lo imita perplessa.
"Calmati, su!" gli prende le mani, gelate. "Dimmi quello che mi devi dire. Non aver paura." gli sorride incoraggiante.
"Io..." lui ritira delicatamente le mani e ne passa una tra i capelli, "ho lasciato Iva."
Lei annuisce con le stelle negli occhi.
"Lo so." poi si sente in colpa all'improvviso. "Cioè... mi dispiace... per Iva intendo."
Lui scuote la testa.
"No, meglio così, credimi. Io non la amo e non la merito."
Annuisce compita.
"L'ho capito grazie a te e..." sguardo intenso, "per questo sono qui."
"Ah!"
Il suo cuore prende un'accelerata.
Lo guarda con occhi sognanti.
'Finalmente! Finalmente!'
Lui tossisce imbarazzato, s'inumidisce le labbra e afferra entrambe le sue mani.
"Ata... tu sei l'unica che mi capisca davvero, l'unica che riesca a toccare i punti più profondi di me stesso, e l'unica che abbia veramente incoraggiato le mie passioni."
Una vampata di calore le imporpora le guance.
"Eh, ti conosco da sempre." appena un sussurro, l'emozione le spezza il respiro.
Filippo continua a fissarla ispirato.
"Tu vai oltre l'aspetto esteriore e riesci a leggermi l'anima."
Lei abbassa il capo vergognosa.
"Non sempre, in verità. Negli ultimi tempi..."
"Sì, ma non è colpa tua." la interrompe lui scuotendo la testa. "Ero io che fuggivo. Fuggivo da te, dalla mia vita, da me stesso."
Ata alza il capo e incrocia i suoi occhi.
'Ora, sta per dirmelo ora!'
Respira con affanno e l'emozione le aggroviglia lo stomaco.
"Ricordi quel pomeriggio che studiammo insieme in Parrocchia?"
Lei annuisce confusa.
"Sì."
Filippo deglutisce e le stringe le mani con forza, come a cercare il coraggio per continuare.
"Ricordi che dicesti che, se non ti fossi laureata, non saresti mai stata bene con te stessa e nemmeno con gli altri?"
"Sì."
'Perchè la prende così alla lontana? Che aspetta a dirmi che vuole stare con me?'
"Ecco, io..." le lancia uno sguardo sofferto.
"Tu?" l'ansietà di sentire quello che desidera sentirsi dire la sta snervando.
"Io ho capito che la stessa cosa vale anche per me e..."
"E?" gli scuote le mani per spingerlo a continuare.
Filippo chiude un attimo gli occhi, inspira e butta fuori come se si stesse tuffando da un'altezza di cento metri...