Mi sono cimentata, grazie a Zeus, in un racconto un po’ diverso dal (mio)solito.Che ne pensate?
Attendo un vostro parere miei cari!!!! O una vostra storia, sia chiaro.
Adesso bando alle chiacchiere e leggiamoci questa superba storia di V.
“Dobbiamo liberarci del corpo”. Come fosse semplice, pensò Ethan. E poi il suo cuore iniziò a schiantarsi contro la gabbia toracica,la pelle a bruciare e il cervello a liquefarsi. Quello era il momento che preferiva,il momento in cui l’eroina entrava in circolo,il momento in cui poteva morire. Oppure no.
Le ore scorrevano come se fossero minuti. Gary girava per la stanza con passo svelto,grattandosi ripetutamente un braccio sino a farlo sanguinare,bisbigliando parole incomprensibili. Crystal piangeva con il capo appoggiato sulle gambe di Thomas,seduto per terra poco lontano dal cadavere.
“Dobbiamo togliere di mezzo quella troia che ha deciso di morire proprio qui!” avrebbe voluto urlarlo,Thomas,ma la sua lingua impastata e secca impiegò molto tempo per articolare la frase. I pensieri erano lenti,tradurli in azioni richiedeva tempi che sembravano infiniti. Ma erano passati solo pochi minuti,no?
Con il trucco colato e incrostato sul viso dai lineamenti duri,Crystal smise di singhiozzare e, dimenticando i toni femminili nella voce, gridò a Shola:
“È colpa tua sporco negro,tu lo sapevi! Tu lo sapevi che quella troietta non si era mai fatta un cazzo!L’hai uccisa tu!”.
Gli occhi di Shola si posarono su di lei,ma sembravano guardare qualcos’altro. Nessuno si mosse. Solo le loro menti non erano più li,trascinate lontano dall’eroina. Qualcuno colpì violentemente la porta di metallo della stanza. Tutti i presenti ripiombarono nei loro corpi disfatti,senza capire cosa stesse succedendo. I colpi continuarono,ma nessuno disse niente e come erano iniziati,cessarono. Gli occhi iniettati di sangue di tutti si rispecchiarono per un attimo in quelli,identici,degli altri in cerca di risposte. Gary soffocò un urlo quando si accorse del cadavere che ancora giaceva al centro della stanza.
“Cazzo.” bisbigliò Ethan.
Crystal si avvicinò al corpo della ragazza:”Com’è che si chiamava?”.
Le scostò i capelli impregnati di bile e vomito dal viso e due occhi verdi e privi di vita le si piantarono addosso. Con un’unghia laccata di blu disegnò il contorno delle labbra cianotiche e rinsecchite dalla morte,scese lungo il collo diafano sino al centro esatto del seno. Si avvicinò all’orecchio della ragazza,il suo viso scomparve nei seni enormi e rigidi di Crystal:
“Con un corpo così,mia cara rossa,ci avrei pensato bene prima di farmi iniettare quella merda nel braccio. Che sciocca.”.
Gary vide la scena e cercò di nascondere un principio di erezione preparandosi una striscia con noncurante abilità.
“Facciamola a pezzi e gettiamola nel cassonetto.” Sussurrò Ethan mentre dalla sua bocca usciva fumo denso. Nessuno gli prestò attenzione.
“Ikea-boy che cazzo fai?” domandò Thomas divertito mentre tentava,con le mani tremanti,di accedere il bong.
Gary,sostenuto dall’eccitazione della cocaina,si era alzato,preso per le caviglie il cadavere e iniziato a trascinarlo per la stanza. Quella puttana era morta prima che lui potesse sbattersela,ed era incazzato. Crystal iniziò ad inveire contro di lui,lanciandogli addosso quello che le capitava per le mani.
“Lasciala stare idiota!”.
Ethan con voce meccanica continuava a ripetere: “Facciamola a pezzi,facciamola a pezzi,facciamola a pezzi”,senza che nessuno si curasse di lui.
Gary girava per la stanza come se avesse una meta,anche se li c’era solo una porta,niente finestre,niente vie d’uscita secondarie. La maglietta della ragazza,nel movimento di trascinamento si sollevò appena e si intravide, sul lato destro della pancia, una chiazza blu-verdastra. La decomposizione stava iniziando. L’ambiente chiuso, il caldo, l’alito fetido dei presenti acceleravano l’inevitabile processo. I gas dell’intestino avevano gonfiato l’addome e presto i liquidi interni, marci e ripugnanti, sarebbero fuoriusciti dagli orifizi. Thomas fece per dire qualcosa,quando un tacco dodici di Crystal arrivò in testa a Gary che con un urlo si portò le mani alla ferita, lasciando cedere le gambe del cadavere con un tonfo.
Mentre tutti ridevano e Gary sbraitava bestemmie,Ethan si alzò e dirigendosi verso il corpo, estrasse un coltello-uno di quelli da cucina,con il manico colorato in plastica-e si mise a segare,con chirurgica precisione una gamba. Crystal fu la prima ad accorgersene,si gettò su Ethan- più per toccare quel corpo stupendo che per difendere la ragazza morta- ma lui le diede una gomitata nel costato e lei cadde a terra,proprio su una pozza di vomito.
“Ben ti sta troia!” le urlò Gary.
“Taci Ikea-boy che qui le ragazze preferiscono morire che scopare con te.”
Thomas si avvicinò per seguire l’operazione: “Amico, non ce la farai mai con quel coltello! Dovremmo trovare dell’acido in cui sciogliere il cadavere: niente sporcizia, niente fatica, niente impronte che riconducano a noi.”
Tirò un calcio a Ethan per farlo smettere,ma i suoi sensi erano così annebbiati che finì per colpire il cadavere. Il colpo fece cadere,dalla tasca dei jeans della morta,una bustina di bruna-la stessa che l’aveva ridotta in quello stato. La bramosia si impossessò dei presenti con la stessa rapidità con cui i loro occhi si osarono, avidi, sull’eroina. Nessuno osava muoversi. Ruppe l’immobilità dell’indecisione una voce roca e profonda.
“Fermi.” Disse senza fretta Shola,alzandosi dal divano. Il suo enorme corpo sovrastava minaccioso i presenti,si chinò a raccogliere la bustina senza che nessuno si opponesse. Tutti si domandarono da dove fosse saltato fuori,la sua presenza era stata completamente dimenticata per ore. O per giorni?
La percezione del tempo era alterata,come le loro menti.
“Shola! Eccheccazzo amico dov’eri?” disse Thomas con voce tesa.
Lo sguardo di tutti rimaneva fermo su quella piccola possibilità di evasione,quella piccola bustina marrone.
“Sul divano.” Shola era rimasto li, immobile-con il cervello che gli friggeva dentro la scatola cranica-non sapeva dire per quanto. Quei coglioni drogati si dimenavano davanti a lui,piagnucolanti ed isterici,come in un film di dubbio gusto visto su quelle scomode poltrone in velluto rosso dei cinema di un tempo. Poi,poi Shola l’aveva sentita.
La puzza. Pungente e nauseante,penetrare nelle narici,che quasi brucia,che quasi fa marcire anche te.
Putrefazione.
I suoi occhi,palle bianche affossate in quel cranio gigantesco,si erano mossi in cerca della fonte di quell’odore nauseante. E aveva capito. Aveva capito che la ragazza che aveva ucciso non c’entrava niente con quella puzza di morte. Shola si mise a preparare la dose,raccolse da terra una siringa con l’ago incrostato di sangue. Thomas,Gary,Ethan e Crystal si erano seduti attorno a lui e conversavano tranquilli.
“Dobbiamo procurarci un macete e dei sacchi di plastica”
“L’acido è la soluzione. È pure economico”
“Dovremmo spogliarla e abbandonarla da qualche parte,così sarà più difficile riconoscerla.”
“Cazzo Ikea-boy cosa non faresti per vedere una donna nuda!”
“Datemi le braccia”, li interruppe Shola.
Shola è bravo a preparare le dosi. Shola sa esattamente la quantità di cui hai bisogno. Shola è generoso con le dosi. Ma non questa volta. Shola preferisce hashish ed ecstasy,ma non questa volta. Si iniettò la restante parte di eroina,che corse rapida nelle vene,le voci di quegli idioti discutere sul destino del cadavere in sottofondo:corpi morti senza futuro. E poi il cervello si sciolse,i neuroni scoppiarono sotto il peso della diacetilmorfina.
Mentre sentiva il suo cuore scoppiare,i succhi gastrici risalire per l’esofago e i polmoni collassare,si immaginò quei quattro coglioni che,al ritorno dal loro trip,avrebbero trovato un altro cadavere di cui occuparsi.
Un ghigno si dipinse sul volto di Shola.
View original