Non abbiamo nulla in programma e decidiamo di andare. Si uniscono a noi anche Pi, il suo ragazzo e la sua collega.
Siamo in cinque, trent’anni a testa sulle spalle, 154 anni in totale, 1450 voglia di divertirci. Entriamo nel locale e ci bastano pochi secondi per capire che c’è una nota stonata.
Siamo noi la nota stonata.
Siamo noi terribilmente stonati e terribilmente out per quella serata.
Ci sembra di essere ad una festa di liceo, scopriamo in seguito di ritrovarci in una festa di matricole di Medicina, dell’università di Roma 2.
Le ragazzine sono tutte acchittatissime in succinti vestiti e tacchi misura 8. Hanno i capelli piastrati lisci o tenuti fermi da piccoli fermagli.
Alcune flirtano su un divanetto con un loro compagno, altre parlano tra di loro un po’ a disagio in mezzo alla sala. Ce ne sono altre che in quell’ambiente sembra ci siano nate.
Mi guardo e guardo le mie compagne e ho l’impressione che in un momento ci siano caduti un secolo di vita sulle spalle.
Loro hanno gambe lunghe, e un seno piccolo. In altre il seno è ben sbocciato. Quei corpi mi sembrano così giovani da dimostrare ancora meno dell’età che in realtà hanno.
Fab mi guarda e dice – Se nostra figlia esce così, le metto il burqa –
Il ragazzo di Pì aggiunge – Ragazzi, dopo questa serata ho preso coscienza che c’è rimasto il circolo della bocciofila.-
Andiamo a chiedere un cocktail, ma la maggior parte di quelli che chiediamo non vengono fatti. Possono proporci solo dei lime.
Ci suggeriscono una finta capiroska alla fragola, ma la barista ci tiene a puntualizzare – E’ simile ma non è la stessa cosa-
La beviamo, ed effettivamente non è male.
Dopo un paio d’ore siamo fuori dal locale. La maggior parte dei ragazzini si accalca nel locale per entrare, noi siamo quelli che usciamo.
E’ l’una di notte e noi crolliamo di sonno in macchina, un po’ sfiniti, un po’ depressi.
Abbiamo 30 anni ma ieri sera ce ne avevano cuciti addosso almeno il triplo.