Un Direttore d’Orchestra a Dresda

Creato il 03 giugno 2013 da Fugadeitalenti

La grande differenza che esiste tra la Germania e l’Italia è che qui esiste un tessuto composto da teatri, teatrini, orchestre, istituzioni, sale da concerto e altro ancora, che permettono una maggiore serenità nella vita professionale futura (post-studio). In Italia, tolte alcune realtà importanti, c’è nulla… o poco più. Qui puoi fare il musicista a vari livelli. Il musicista in Germania è considerato una figura sociale, alla stregua delle altre. Soprattutto, i politici “usano” la cultura come mezzo per attrarre il turismo. Per fare questo è necessario però che il sistema funzioni e che sia composto da persone capaci”.

Davvero un compendio di istruzioni semplici per una “rivoluzione culturale, imprenditoriale e sistemica”, quello che Andrea Barizza, 26enne Assistente al Maestro del Coro della Dresdner Philarmonie, ci invia dalla Germania. Andrea vi approda dopo un percorso di studi estremamente tortuoso in Italia, reso difficile da un sistema educativo che lo delude profondamente, a partire da un liceo dove la priorità non è coltivare i talenti… ma assicurare un posto ai docenti, fino a un Conservatorio dove non conosce un solo professore innamorato delle materie che insegna. Dominano solo frustrazione e mancanza della qualità, umana e professionale. “L’odio mi attanagliava. Non l’odio per loro, ma per il sistema, che permetteva che persone giovani e talentuose restassero incolte e non curate“, denuncia Andrea.

Come tutti i giovani di talento in Italia, anche Andrea dovrà trovare da solo la propria strada, lasciandosi alle spalle la mediocrità della classe dirigente di un Paese in declino. Si iscrive all’università, Facoltà di Scienze Musicologiche, a Cremona. Un’esperienza migliore rispetto al Conservatorio, ma non sufficiente: nel 2009 la svolta della vita, con la frequentazione di un prestigioso seminario internazionale in Ungheria, grazie a una borsa del Ministero degli Esteri. “Ho conosciuto il mondo, quello vero, quello che c’è oltre le nostre convinzioni cieche, fondate sull’inesperienza. E ho capito quanto siamo indietro in Italia“, riflette a posteriori.

Il ritorno in Italia coincide con la voglia di espatrio: obiettivo, la Germania. Per Andrea inizia un lungo itinerario tra le numerose Hochschule musicali tedesche, fino all’approdo a Dresda. Lì incontra uno di quei professori che segnano la vita: a prezzo di durissimi sacrifici lo prepara all’esame di ammissione, plasmando quasi da zero il professionista che c’era già -potenzialmente- in lui.

Nell’ottobre del 2011 Andrea inizia gli studi come Direttore d’Orchestra. A Cremona, per una di quelle strane e assurde leggi che impediscono la doppia iscrizione, lo mettono cortesemente alla porta. A soli quattro esami dalla fine del percorso di studi. Ma ormai il futuro di Andrea è fuori dall’Italia. “La serietà del lavoro dei professori qui a Dresda non è neanche paragonabile a quella del mio vecchio Conservatorio“: nel maggio dello scorso anno arriva un’altra occasione irripetibile. La possibilità di lavorare come assistente alla Dresdner Philarmonie. Il lavoro va bene: alla fine giunge la proposta di lavoro, come Assistente al Maestro del Coro.

Andrea non ha però rinunciato a una connessione attiva col suo Paese di origine: continua a collaborare nell’organizzazione di concerti nella sua città, La Spezia.

Ospite della puntata è Maurizio Roi, presidente della Fondazione Arturo Toscanini: con lui commentiamo la storia di Andrea, e allarghiamo lo sguardo ai problemi dei giovani artisti, in particolare di quelli attivi nel mondo della musica classica. Restare in Italia… o emigrare?

Nella rubrica “Expats” iniziamo una piccola rassegna dei libri scritti da professionisti emigrati all’estero. Il primo è di un giovane docente universitario italiano, al lavoro ad Oxford, già protagonista di “Giovani Talenti”. Si chiama Emanuele Ferragina, recentemente ha pubblicato il libro “Chi troppo chi niente”, per denunciare le profonde e sempre più evidenti disuguaglianze sociali, alla base -tra le altre cose- di questa nuova ondata migratoria.

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La discussione di giugno: Si emigra sempre più in due… o anche in tre, o più? Quanto sta diventando un discorso di coppia -o di famiglia- lasciare l’Italia? Con quali perdite, per il sistema-Paese, se ad andarsene e’ un pezzo di futuro, giovane e qualificato? Raccontateci le vostre storie!”

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Alla prossima puntata: sabato 8 giugno, dalle 13.30 alle 14 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!



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