Quando Gesù, valicata l’ultima salita, giunge sul pianoro, vede Betania tutta ridente di un sole dicembrino, che rende meno triste la campagna dispogliata e meno cupe le macchie di verde date dai cipressi, dai quercioli e dai carrubbi che sorgono or qua or là, e sembrano cortigiani intenti ad inchinare qualche palma altissima, veramente regale e che si drizza solitaria nei giardini più belli….. La voce di Gesù si spande potente per l’aria calma e silenziosa. Gesù, tutto bello nel sole, gestisce e sorride calmo dall’alto della terrazza. In basso la gente lo ascolta beata: una fiorita di volti levati che sorridono all’armonia della sua voce. Lazzaro è vicino a Gesù, e vi è Simone e Giovanni. Gli altri sono sparsi fra la folla. Sale anche Marta e si siede per terra ai piedi di Gesù, guardando verso la sua casa che appare oltre il frutteto. Il mondo è dei cattivi. Il Paradiso è dei buoni. Questa è la verità e la promessa. E su questa si appoggi la nostra sicura forza. Il mondo passa. Il Paradiso non passa. Se essendo buono uno se lo conquista, egli in eterno lo gode. E allora? Perché turbarsi di ciò che fanno i cattivi? Ricordate i lamenti di Giobbe? Sono eterni lamenti di chi è buono e oppresso; perché la carne geme, ma gemere non dovrebbe, e più è conculcata più si dovrebbero alzare le ali dell’anima nel giubilo del Signore. Credete voi che siano felici quelli che felici paiono perché col modo lecito, e più con l’illecito, hanno pingui granai e colmi i tini e traboccano d’olio i loro otri? No. Sentono il sapore del sangue e delle lacrime altrui in ogni loro cibo e il giaciglio pare loro irto di pruni, tanto su esso sentono urlanti rimorsi. Depredano i poveri e spogliano gli orfani, derubano il prossimo per fare ammasso, opprimono chi è da meno di loro in potenza e in perversità. Non importa. Lasciateli fare. Il loro regno è di questo mondo. E alla loro morte che resta? Nulla. Se non si vuole chiamare tesoro il cumulo di colpe che seco portano e col quale a Dio si presentano. Lasciateli fare. Sono i figli delle tenebre, i ribelli alla luce, e non possono seguire i luminosi sentieri di essa. Quando Dio fa brillare la stella del mattino, essi la chiamano ombra di morte e come tale la credono contaminata e preferiscono camminare al bagliore sudicio del loro oro e del loro odio, che fiammeggia soltanto perché le cose d’inferno brillano al fosforo degli eterni laghi di perdizione…
INDOVINA L’ INDOVINELLO:
CHI HA SCRITTO
QUESTE MISTICHE PAROLE?
??????????????????????????????????????????????????????????
SENZA TITOLO
La società recidiva
senza occhi
senza voce
senza orecchie
reprime immensità di nuova vita
in metafore di vista, di urli, di udito.
La compagine povera che soffre
percepisce ciò che nessun potente
potrà mai imitare o soffocare.
Una nuova èra avanza
nell’aria e nel sangue
già volteggia e pulsa.
Nel sapere di chi non sa
l’alba e il tramonto
è ancora alba e tramonto.
Ma se il tramonto
si chiamasse alba?
E se la l’alba
si chiamasse tramonto?
E se la morte della ricchezza
si chiamasse vita?
-Renzo Mazzetti-
(Orizzonti, Libroitaliano, Ragusa, 2001)