C'è un unico aspetto (in cui Berlusconi, tra l'altro, è imbattibile) per cui lo si può continuare a seguire: Berlusconi racconta storie. Monti, Bersani e Vendola (per fare dei nomi) descrivono la realtà con gli occhiali delle idee politiche e delle proposte che avanzano: iscrivono la vita nella realtà delle condizioni quotidiane, stringendola a vincoli precisi (l'esattezza non è data, ma appartiene alla concezione politica e, quindi, al gioco elettorale). Non raccontano storie, ma fanno "storia", benché in senso lato. Costruiscono attraverso la politica una concezione della realtà. Berlusconi fa il contrario. E per questo piace...
Mentre quelli sul piano della teoria conservano un rapporto con la ragione storica, Berlusconi scarica sulla società la potenza di una guerra in cui si è già dispiegata la tecnica. Questi cittadini si sentono di nuovo al centro dell'attenzione, attori di una condizione di vita diversa dalla loro, diversa dal reale. In cui i problemi si risolvono con niente, anche se poi non vengono risolti. E gli elettori lo sanno, ma non importa. Non vogliono vivere in quell'orrida realtà che Monti, Bersani e Vendola mostrano, preferiscono le storie di Berlusconi. Vero e proprio salvatore, per questo motivo.
Il fatto che tutto questo corrisponda ad un inganno non cambia nulla, tanto che dir loro, così come la sinistra ha fatto (malissimo, tra l'altro) in questi anni, è inutile e folle. Non c'è soluzione di continuità tra quella potenza che vogliono subire, cittadini resi massa e felici di essere pubblico, e l'inganno che sanno di subire, poiché la potenza è violenza e loro ne sono le vittime felici, al fine di essere il centro della vita.
Il nulla è diventato potere in Italia. E ce lo teniamo.
Grillo, evidentemente, si inserisce in questa linea, nonostante un errore: la democraticità di internet è un coltello a doppio taglio. Tuttavia, appena Berlusconi muore, l'erede è Grillo.