Un’ eccezione Per una giusta causa . A Vasilij Grossman

Creato il 13 settembre 2014 da Dragoval

Vasilij Grossman

 Come si legge nel titolo, questo post volentieri si distacca rispetto alla vocazione sostanzialmente comparativistica del blog per rendere un omaggio doveroso ad uno dei massimi scrittori di ogni tempo, Vasilij  Grossman, negli stessi giorni in cui a Mosca si sta tenendo un convegno di studi a lui dedicato a sessant’anni dalla morte (la solita feroce ironia revisionista della Storia, se si pensa alle persecuzioni di cui la persona e l’opera di Grossman sono state oggetto da parte del regime sovietico, e che Grossman era ucraino), organizzato peraltro, e da italiana lo dico con orgoglio, dal Centro Studi Vasilij Grossman di Torino, a tutt’oggi l’unico a lui dedicato.Il Centro ha peraltro annunciato che, n occasione del convegno presenterà la digitalizzazione dell’opera omnia di Grossman su una nuova piattaforma digitale a lui dedicata, come possiamo leggere qui

Le opere  di Grossman sono note al pubblico italiano grazie alle Edizioni Adelphi; tuttavia, la Casa editrice non ha ritenuto opportuno dedicare all’anniversario della morte di Grossman  neanche la più piccola iniziativa , nonostante i ripetuti appelli  di noi lettori (ma diamine, c’era bisogno di insistere? Celebrare i sessant’anni della morte sarebbe dovuto essere scontato come per Tolstoj o Dostoevskij, o Nabokov o che so io…..).

Ma sapete come si dice. Chi vuole va e chi non vuole manda (o demanda, o delega).

 E dunque, nell’attesa dell’ alba radiosa della  pubblicazione in italiano del romanzo  Per una giusta causa ,  che oggi si definirebbe il  prequel  di  Vita e destino , ecco la traduzione in italiano del capitolo I del romanzo dall’edizione francese a cura di Luba Jurgenson, edizioni L’Age de l’Homme, Losanna, 2008. Le note in calce al testo sono un adattamento di quelle a firma della stessa Jurgenson, che è anche curatrice del volume e dunque autrice della prefazione.

Naturalmente questa iniziativa intrapresa in più di un senso per una giusta causa non ha nessuna pretesa di serietà filologica; il lavoro di traduzione è un’operazione delicata e complessa, che va naturalmente affidata a professionisti.  La mia è semplicemente una provocazione, un’ ulteriore accorata preghiera affinché Adelphi prosegua nell’impegno della traduzione dell’opera di Grossman nella nostra lingua, un’opera di portata universale,  e che scelga, aldilà di tutte le possibili e inevitabili strategie di marketing, di continuare a pubblicare opere scritte per gli uomini anziché per i caporali.

Sa pravoe delo, Per una giusta causa

Vasilij Grossman

PER UNA GIUSTA CAUSA

(titolo originale Sa pravoe delo, fr. Poure une juste cause)

Cap.I

Il 29 Aprile 1942, il treno di Benito Mussolini, il dittatore fascista italiano, entrava nella stazione di Salisburgo addobbata da bandiere italiane e tedesche.

Dopo la cerimonia di rito alla stazione, Mussolini e il suo seguito si diressero a Klessheim, l’antico castello dei principi-arcivescovi.

E’ qui, nelle vaste sale fredde,arredate con mobili portati recentemente dalla Francia, che doveva aver luogo un nuovo incontro tra Hitler e Mussolini, mentre Ribbentrop, Kleiser, Jodel1 e altri fidatissimi di Hitler si intrattenevano con i ministri che accompagnavano Mussolini: Ciano2, il generale Cavallero3 e Alfieri, l’ambasciatore italiano a Berlino.

Questi due uomini, che si consideravano i signori d’Europa, si rincontravano ogni volta che Hitler preparava una nuova catastrofe per la vita dei popoli.

Le loro conversazioni faccia a faccia alla frontiera delle Alpi austriaco-italiane annunciavano, come d’abitudine, invasioni, strategie diversive su scala continentale, attacchi di immense armate motorizzate. I brevi comunicati stampa relativi agli incontri dei due dittatori riempivano i cuori degli uomini di un’attesa angosciosa.

L’avanzata del fascismo, iniziata dopo sette anni in Europa e in Africa,proseguiva con successo, e non doveva essere facile per i due dittatori elencare la lunga serie di vittorie importanti e minori (grandi e piccole) grazie alle quali essi detenevano il potere su vaste aree territoriali e su milioni di esseri umani. Dopo la riconquista della Renania e l’annessione dell’Austria e della Cecoslovacchia, che si erano svolte senza spargimento di sangue, Hitler era entrato in Polonia nell’Agosto del 1939, sbaragliando le armate di Rydz-Smigly4. Nel 1940, aveva sconfitto totalmente uno deivincitori della Prima Guerra Mondiale, annettendo al suo passaggio il Lussemburgo, il Belgio e l’Olanda, annientando/schiacciando la Danimarca e la Norvegia. Aveva respinto l’Inghilterra fuori dal continente europeo, sconfiggendo le sue truppe in Norvegia e in Francia. Tra il 1940 e il 1941 aveva

annientato gli eserciti degli Stati balcanici, la Grecia e la Jugoslavia. I saccheggi di Mussolini in Etiopia e in Albania sembravano ben poca cosa paragonate alla portata paneuropea delle invasioni di Hitler.

Gli imperi fascisti avevano esteso il loro potere sui territori nordafricani, si erano impadroniti dell’Etiopia, dell’Algeria e della Tunisia, dei porti sulla Costa occidentale, e minacciavano Alessandria e Il Cairo.

L’asse italo-tedesco raccoglieva l’adesione di Giappone, Ungheria, Romania e Finlandia. Una complicità criminale si era creata tra gli ambienti fascisti di Spagna, Portogallo, Turchia e Bulgaria, e la Germania.

Durante i dieci mesi che erano trascorsi dall’invasione della Russia, le truppe hitleriane avevano conquistato la Lituania, l’Estonia, la Lettonia, l’Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia, e occupato le regioni di Pskov, Smolensk, degli Urali, di Kursk e una parte delle regioni di Leningrado, Kalinin, Tule e Voronej.

La macchina economica da guerra creata da Hitler aveva inghiottito immense ricchezze: gli stabilimenti francesi siderurgici e meccanici e le industrie automobilistiche, le miniere di ferro in Lorena, l’industria metallurgica e le miniere di carbone in Belgio, la meccanica di precisione e gli impianti radiofonici in Olanda, la lavorazione dei metalli in Austria, le officine belliche Skoda in Cecoslovacchia, gli impianti petroliferi e le raffinerie in Romania, i giacimenti di ferro in Norvegia, le miniere di tungsteno e mercurio in Spagna, le industrie tessili di Lodz. Simultaneamente, la cinghia di trasmissione dell’”ordine nuovo” aveva messo in moto gli ingranaggi e le macchine di centinaia di migliaia di piccole imprese in tutte le città dell’Europa occupata.

I trattori di venti Stati lavoravano la terra, le ruote dei mulini macinavano l’orzo e il grano per gli occupanti. I pescatori di tre oceani e di cinque mari vi pescavano pesce per le capitali fasciste.

Nelle piantagioni d’Africa e d’Europa , presse idrauliche producevano succo d’uva e olio d’oliva, di lino, di girasole. I rami di migliaia di meli, susini, aranci e limoni facevano maturare un raccolto abbondante per poi lasciare che i frutti maturi venissero disposti in casse di legno stampigliate con il simbolo dell’aquila nera. Dita di ferro portavano via vacche danesi, olandesi e polacche, macellavano pecore balcaniche e ungheresi.

Di giorno in giorno, di ora in ora, il dominio esercitato sui territori conquistati in Europa accresceva le forze del fascismo.

Nel loro servilismo strisciante davanti alla violenza vittoriosa, i traditori della libertà, del bene e della verità profetizzavano la sconfitta di ogni forma di resistenza e e riconoscevano il pensiero hitleriano come ordine veramente nuovo, superiore.

Questo “ordine nuovo” instaurato da Hitler nell’Europa conquistata aveva resuscitato tutte le forme, tutte le varietà, tutti gli aspetti della violenza che mai fossero esistiti nel corso della storia millenaria dell’asservimento di una maggioranza da parte di una minoranza.

L’incontro di Salisburgo ebbe luogo nell’aprile del 1942, alla vigilia dell’invasione del sud della Russia.

1Joachim von Ribbentrop, già ambasciatore a Londra, era dal 36 Ministro degli Esteri. Fu il principale artefice dell'alleanza russo-tedesca sottoscritta il 23 Agosto 1939.
Wilhelm Keitel, maresciallo, poi comandante supremo delle Forze Armate tedesche (capo dell'Oberkommando der Wermacht). Firmerà la capitolazione ddella Germania a Berlino l'8 Maggio 1945.
Alfred Jodel, generale e ministro della Difesa interna del Terzo Reich. Agli ordini di Keitel, nel 1938 si era assicurato il successo militare dell'Anschluss.Capo di stato maggiore di Dönitz, designato da Hitler, firmerà a Reims la resa tedesca il 7 Maggio 1945.
2Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, Ministro degli Esteri e della Propaganda del Governo fascista, principale autore della formalizzazione dell'alleanza italo-tedesca nel 1939, era contrario all'entrata in guerra a fianco della Germania e nel '42 aveva già intenzione di firmare la pace con gli Alleati. Dietro la pressione di Hitler, Mussolini lo fece processare e giustiziare per alto tradimento.
3Ugo Cavallero, maresciallo, comandante delle truppe in Africa e in Albania.Rimpiazzò poi Badoglio come capo di stato maggiore dell'esercito. Venne destituito e morì in seguito all'armistizio dell'8 Settembre 1943.
4Ridz. Smigly, maresciallo comandante dell'armata polacca nel 39. Dopo la sconfitta si rifugiò in Romania e rientrò nel 1940 in Polonia, dove morì in clandestinità.

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RISORSE

-Il link al Centro studi Vasilij Grossman, che in occasione del convegno presenterà la digitalizzazione dell’opera omnia di Grossman su una nuova piattaforma digitale;

-L’anteprima di Google Books del volume Pour une juste cause;

- I notevoli contributi dedicati a Grossman dal blog Nonsoloproust,  forse a tutt’oggi la migliore e più completa risorsa in lingua italiana sull’autore, rispetto ai quali non aggiungo altro perché da questi ho imparato tutto quello che so su Grossman in attesa di leggere la biografia Le ossa di Berdicev,  a firm di John e Carol Garrard;  qui quelli dedicati in particolare a Per una giusta causa;



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