Martedì 7 giugno 2011, 09:35
Degli autori, che amano definirsi “scriventi” e non scrittori, ho apprezzato lo stile e la “trovata” dell’incastro, per cui i racconti sono intrecciati l’un l’altro dai personaggi che si incrociano come se passassero, appunto, da una storia all’altra. Tutti personaggi minori, anonimi se vogliamo, classici antieroi ma pur sempre eroi del loro tempo, tra i quartieri popolari e le strade residenziali di una torrida Palermo in cui non sarà difficile riconoscersi. Tutto avviene nelle prime due settimane di Luglio, giorni apparentemente simili ad altri ovunque, ma non a Palermo, dove tutti si preparano al “Capodanno” cittadino: quello che corrisponde con la Festa di Santa Rosalia, amata Patrona della città, la notte del 14 Luglio. Per la città è un momento emblematico in cui il caldo diventa insopportabile, la voglia di lavorare viene meno, il mare diventa luogo di irresistibile richiamo e le strade, con le loro ombre lunghe, cedono all’incuria e all’abbandono, costellate di rovine e saracinesche chiuse.
Così, come si intuisce già dalle belle parole di Emma Dante che ne ha voluto curare la prefazione, alla fine della lettura si avrà l’impressione di aver sfogliato le pagine di un diario “dolente”, dove i personaggi sono anch’essi stanchi di non essere considerati persone vere e la città, lontana da ogni cliché, nella sua massima “palermitanità”, si ribella a ogni immagine da cartolina lasciando affiorare un male che sembra divorarla dall’interno.
La storia: c’è un ragazzo custode di un segreto, testardo nel non voler rinunciare ai suoi sogni, un emigrante al contrario con una missione da compiere, rientrato a Palermo dall’America da dove si è portato dietro una lingua improbabile. Poi ci sono le donne: la professoressa, la moglie tradita, quella che non può far altro che spiare il mondo che le ruota attorno dalla propria casa, e una vecchietta di Bagheria in viaggio verso Palermo. Lo sguardo incantato di chi i propri sogni non li ha ancora persi si incarna nella figura di un adolescente e, a chiudere la circolarità del racconto, un uomo con un compito da eseguire. C’è sempre il sole in queste storie, sole torrido, abbagliante, infuocato ma mai vera luce: è solo caldo ma opaco a rivelare piuttosto una condizione fisica e mentale di “vuoto” che a nasconderla gli “scriventi” non ci pensano proprio e che nulla ha a che fare con l’immobilità fisica.
Questo e non altro è dato sapersi, per aggiungere solo che il libro (presentato anche all’ultimo Salone del Libro di Torino) finito di stampare nel mese di Aprile ha cominciato già a far parlare di sé e aspetta solo che voi lo acquistiate.