Un'estate in compagnia del buon soldato

Creato il 06 agosto 2011 da Paciampi
Ci sono libri che sembrano fatti apposta per i tempi più lunghi e indolenti per l'estate. E l'estate, almeno a volte, sembra fatta apposta per tuffarsi in uno di quei libri che non finiscono più - stile romanzi russi, per intendersi - quei libri così affollati di storie e personaggi che non basta leggerli, bisogna permettere che facciano parte delle nostre giornate, che le colorino con le loro parole.
Questo per me è stato Il buon soldato Svejk, di Jaroslav Hasek. Un'estate di qualche anno fa con queste pagine mi sono ritrovato nella Praga dell'impero asburgico, raccontata dopo la fine di quell'impero. Il piacere di questa lettura è stato tale che non ho cercato mai di dare a esso un senso.
Ma oggi una pagina di un libro che mi sta facendo buona compagnia - Tempo di regali di Patrick Leigh Fermor - mi ha consegnato qualche bella riflessione su Hasek - un personaggio in quella stessa Praga, genio eccentrico e bevitore incallito, appassionato di scherzi di cattivo gusto e riviste di raffinata cultura, alla gogna per bigamia e altri eccessi - e soprattutto su Svejk, la sua creatura, sorta di Sancho Panza in versione Mitteleuropa.
Svejk è un campione nell'arte di arrangiarsi, di cavarsela sempre e comunque. China la testa, si adatta, trova la scappatoia. Non si mai quanto faccia leva sull'astuzia e quanto voli basso con la sua ingenuità.
Dice Fermor:
Nel clima piuttosto conformista della nuova repubblica, Svejk parve una caricatura impresentabile del carattere nazionale. Ma non avevano motivo di preoccuparsi. Le forze con cui Svejk si misurava erano poca cosa rispetto ai pericoli mortali odierni. Ma a venirci in soccorso, oggi, è l'ispirazione della sua ombra, inoppugnabile e anticonvenzionale
Dalla Boemia all'Italia, non è poi così distante la storia del soldato Svejk. E del suo paese.

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