Numerosissimi sono stati gli articoli di questo blog che hanno avuto per oggetto il rapporto tra le persone ed il denaro, e come questo rapporto possa fare la differenza tra un positivo benessere finanziario e situazioni di criticità, nonostante la presenza di cospicui patrimoni.
Altrettanto numerosi sono stati i ragionamenti e le considerazioni proposte sia da chi ha scritto gli articoli sia da chi ha contribuito con interessanti commenti i quali, pressoché unanimemente, sono arrivati a due conclusioni molto importanti:
1) Ogni persona è in grado di cambiare e migliorare la propria condizione
2) I limiti e le difficoltà al raggiungimento degli obiettivi – nella maggior parte dei casi – sono da ricercare dentro di noi e non imputabili a circostanze esterne.
Non può esistere infatti alcuna strategia di investimento finanziario senza denaro precedentemente accantonato, oppure denaro proveniente tra il differenziale tra entrate e uscite, anche se disponibile per un periodo di tempo limitato, in altre parole un attivo cronologicamente anteriore ad un passivo.
In via preventiva invito i lettori a non fare del facile umorismo nei con
A parte gli scherzi, per quanto l’Italia abbia una quota piuttosto elevata di risparmio privato – il patrimonio finanziario netto delle famiglie ammonta a circa 8.600 miliardi di euro – ed una buona propensione all’accantonamento delle proprie entrate – intorno al 10 % del proprio reddito – non si può dire che l’educazione al risparmio degli Italiani sia ugualmente a dei buoni livelli.
Perché questo apparente paradosso?
Il patrimonio accantonato è derivante in larga parte da quanto “prodotto” dalle generazioni precedenti alla nostra, che ritenevano un “MUST” o comunque una virtù risparmiare, poiché era imprescindibile “fare il passo in proporzione alla gamba”.
Oggi (tendenzialmente) si preferisce assecondare subito un desiderio, piuttosto che valutarne il differimento o addirittura decidere di rinunciare al suo soddisfacimento!
L’ultimo caso descritto è più da manuale che corrispondente alla nostra realtà.
Non sto dicendo che “si stava meglio, quando si stava peggio”, piuttosto credo che non si debba perdere di vista l’importanza che riveste il concetto di risparmio, a prescindere dal fatto che si parli di denaro e quindi investimenti e benessere economico.
Circa vent’anni fa mi colpì molto la considerazione di un noto giornalista che invitava – in prima istanza i politici – ad essere parsimoniosi nel parlare. Dal suo punto di vista è inutile e dannoso esprimersi con molti vocaboli quando se ne possono usare meno per dire la stessa cosa. Allora quell’idea mi sembrava uno schiaffo all’irrinunciabile libertà di espressione, oggi ritengo sia un faro per la democrazia!
Concludo l’articolo – che per vastità di argomentazione potrà essere oggetto di ulteriori approfondimenti – con una frase del famoso Thomas Alva Edison:
“Lo spreco è peggiore della perdita. Presto arriverà il momento in cui ogni persona che vanti una qualche abilità terrà sempre dinanzi agli occhi il problema dello spreco: la parsimonia ha un campo d’azione illimitato”.
Enrico Vigo