Un fantasy per Natale: “Hania” di Silvana De Mari e “Berlin” di Geda e Magnone

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Siamo prossimi al Natale ed è tempo di regali. Donare un libro è sempre una buona idea, perfino - e forse soprattutto - ai fantomatici adolescenti, quelli che secondo il pensiero comune (anzi: secondo il luogo comune) non leggerebbero affatto, dediti più che altro, sempre secondo le credenze dei più, ad oggetti elettronici, videogames e social network.

Invece i ragazzi apprezzano le storie, sanno farsi coinvolgere ed emozionare. Perciò, invece del solito oggetto spesso inutile e dimenticabile, regaliamo un romanzo, un fumetto ai nostri teen. Se lo azzecchiamo, faremo loro gesto gradito e lo ricorderanno.

Su queste pagine ho spesso dato spunti di letture per adolescenti. Oggi vi presento due novità che potrebbero essere un'ottima idea per un dono, visto che sono primi volumi di trilogie (e quindi se piacciono potranno spingere i ragazzi a leggere anche i vari seguiti) ed essendo arrivati da poco in libreria è più difficile commettere l'errore del doppione. Entrambi vengono dalla penna di scrittori non alle prime armi.

Il primo è firmato da Silvana De Mari, nota autrice di fantasy italiana, che molti conosceranno per la saga de L'ultimo Elfo e L'ultimo Orco (se non li avete letti, correte a comprarli).

Si tratta della serie di Hania, pubblicata da Giunti. Al momento sono disponibili il prequel - Il Regno delle tigri bianche - e il primo capitolo della trilogia - Il Cavaliere di Luce. Consiglio la lettura di entrambi (il prezzo del prequel è davvero irrisorio: due euro) per meglio entrare nella atmosfere e familiarizzare con i personaggi.

La storia rientra a pieno titolo nel genere fantasy: la De Mari inventa un mondo dove si mescolano magie e imprese eroiche, popolato da umani e da creature con poteri extraumani, il tutto ambientato in un periodo pseudo-medioevale e con una geografia fantastica.

Al centro è un piccolo regno, governato da un buon sovrano che, alla morte di questi, si trova assediato da nemici alle frontiere e minacciato da un Oscuro Signore che è il simbolo e l'incarnazione stessa del male (anche questo motivo è tipico del fantasy dove bene e male di solito di scontrano). Le speranze per il futuro del regno risiedono in Dartred, figlio del fabbro, e nella principessa Haxen, unica figlia del defunto re.

Ma le trame del demone malvagio sono crudeli: per dannare la terra egli decide di far nascere una creatura dalla stessa principessa, una bambina che sarà per metà figlia delle tenebre, incapace di sentimenti e tenerezze, di sorrisi e di gioie, ma dotata di poteri immensi ed oscuri. La piccola nasce e prende il nome di Hania. Sua madre, nonostante sia consapevole dell'identità della figlia e delle sue terribili capacità, decide di non ucciderla ma di portarla lontano, in un luogo sperduto dove non potrà nuocere all'umanità. Inizia così un viaggio avventuroso e pericoloso, durante il quale la piccola Hania cresce e la giovane Haxen si trova davanti a scelte e prove difficili. Ma per entrambe il destino non prenderà le pieghe già stabilite e il futuro sarà foriero di sorprese.

Un romanzo in cui si riconoscono temi già cari all'autrice: il ruolo importante delle donne e il loro coraggio, il potere salvifico della maternità e la grandezza di dare la vita, la scelta, il libero arbitrio, la sacralità dei bambini...Ancora una certa nettezza nel classificare il male e il bene ed alcuni toni ideologici, per fortuna parecchio smorzati rispetto a sue passate derive.

Anche lo stile è decisamente caratteristico della scrittrice: coinvolgente, con alcuni picchi dal tono retorico e altisonante, smorzati da un uso diffuso dell'ironia. Un miscuglio piuttosto originale che rende la lettura piacevole. In particolare ne Il Cavaliere di Luce, i capitoli si alternano in modo da rendere sia il punto di vista della madre, Haxen, che quello della figlia, Hania, agganciandosi tra loro con episodi ripetuti dalle due angolazioni, in una sorta di staffetta nella quale a passarsi il testimone sono figure molto diverse tra di loro che vedono quindi la realtà in maniera opposta. L'effetto è divertente e la caratterizzazione dei personaggi risulta arricchita.

Il secondo romanzo, anch'esso primo volume di trilogia, è un'opera a quattro mani scritta da Fabio Geda (famoso per il suo Nel mare ci sono i coccodrilli) e da Marco Magnone, pubblicato da Mondadori: Berlin, I fuochi di Tegel

Un distopico che presenta l'originalità di non essere ambientato nel futuro, bensì in un ipotetico passato possibile, in un ben diverso 1978. Ci troviamo a Berlino, il muro non ha fatto in tempo a cadere perché nel 1976 una mortale epidemia causata da un terribile virus ha ucciso tutti gli adulti lasciando in vita solo i ragazzi, fino a circa 18 anni di età.

Due anni dopo il contagio e la morte la parte ovest della città offre uno scenario post apocalittico: tutto è distrutto, la natura e gli animali hanno riconquistato parti del territorio urbano, non c'è elettricità, case e negozi sono stati saccheggiati. I bambini e i ragazzi, che nei primi mesi dopo essere rimasti soli si sono combattuti, depredando le risorse e vagando allo sbando, si sono ora organizzati in cinque gruppi, ciascuno dei quali ha scelto come dimora edifici o quartieri della città. Le bande sono molto diverse tra di loro: si va dai civili e tranquilli ragazzi di Gropiusstadt , guidati dal saggio Sven, a quelli selvaggi, crudeli ed egoisti di Tegel, passando per la comunità tutta femminile di Havel, che vive sulla Pfaueninsel.

I gruppi vivono più o meno indipendentemente l'uno dall'altro, ciascuno secondo le proprie regole e abitudini, finchè alcuni ragazzi di Tegel non decidono di rapire Theo, il bambini di due anni nipote di Nora, la giovane a capo di Havel.

E' così che parte la missione delle ragazze per recuperare il piccolo, durante la quale Nora, Christa e Britta chiedono l'aiuto degli amici di Gropius, ben noti per la loro politica di solidarietà. Sarà un'impresa per nulla semplice quella che i sei compagni si troveranno ad affrontare, attraversando a piedi tutta la città ed entrando a contatto con le varie comunità fino ad arrivare all'aeroporto, territorio di una banda senza pietà e senza scrupoli.

Con qualche citazione, esplicita, da Il signore delle mosche e alcune suggestioni, non dichiarate, da Hunger Games, I fuochi di Tegel è una lettura coinvolgente e piacevole, interessante anche per familiarizzare con la geografia urbana di Berlino, anche se ovviamente la realtà si mescola alla fantasia.

E' sicuramente un distopico a pieno titolo seppure con note di originalità. Bello l'intervallare delle avventure con i ricordi dei ragazzi risalenti al periodo della loro vita familiare, prima che il virus uccidesse parenti e genitori. Flashback ben inseriti e utili per caratterizzare emotivamente e psicologicamente i personaggi e renderli più vivi.

(Entrambi i libri sono consigliati dai 12 anni)