Un Festival al Viagra

Creato il 07 settembre 2010 da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Si celebrerà domani il primo anniversario della scomparsa di Mike Bongiorno e, quasi a compensare l’evento, ecco che oggi escono i nomi dei probabilissimi conduttori del Festival di Sanremo 2011: Pippo Baudo e Bruno Vespa.
Come a dimostrare che, in questo paese, l’unico modo per liberarsi di certe cariatidi incollate alle loro poltrone e ai loro ruoli è quello di augurarsi che passino a miglior vita.
Così, mentre in politica un’era sembra giungere al tramonto e finalmente il nuovo avanza con le facce di Fini, Casini, Rutelli (e, potete starne certi, tra poco risbucherà pure Mastella), anche il mondo leggero della canzonetta easy e dell’intrattenimento nazional-popolare si rifà il look dandosi una sferzata di giovanilismo, e riportando sul palco dell’Ariston quel pippone di Pippone (classe 1936) affiancato da un volto fresco ed estremamente esperto in fatto di musica quale Bruno Vespa (giovanissimo, con le sue 66 berette).
Senza contare che la sezione Sanremo Lab, focalizzata sulla scoperta dei giovani talenti, è affidata a Paolo Limiti (ma in coppia con Elenoire Casalegno, scelta – più che per le competenze musicale - per la sua incomparabile somiglianza col cane Floradora).
Immagino già una bella scenografia di Gaetano Castelli (e di chi se no? Non esisterà mica un altro scenografo?) con stupende luci blu-viagra a illuminare il palco. Orchestra Ballo Lisssio della Rai di Montecatini Terme, come sponsor un medicinale contro l’osteoporosi e interruzioni pubblicitarie ogni sette minuti per consentire ai conduttori di andare in bagno ad ogni necessità.
Ma a confutare le mie tesi al vetriolo ecco che arriva a smentirmi una verdissima presenza.
Nella commissione selezionatrice, se le indiscrezioni pubblicate sul blog di Panorama sono attendibili, sarebbe presente anche un tale Paolo Giordano, “giornalista e scrittore” che immagino essere il grande genio letterario de “La solitudine dei numeri primi”. Perché, per carità, negli ambienti dell’intelligentsia italico-mondadoriana non bisogna mica essere per forza vecchi anagraficamente per far parte della cricca; anche esserlo mentalmente va benissimo.
Direi che, a completare il quadro del clientelarismo italiota, mancano solo il figlio di Gigi D’Alessio, una zia di Marcello Dell’Utri e una massaggiatrice di Guido Bertolaso; poi avremo fatto l’en plein.
Mettiamoci il cuore in pace, dunque. Il nostro è un paese dove tutto ciò che è nuovo, mai visto prima, scatena terribili angosce e timori, e un conseguente senso di repulsione. Siamo refrattari a qualunque tipo di evoluzione, di sviluppo, di ricambio generazionale. Un’innata tendenza alla geriatria è parte integrante del nostro DNA, e, sotto sotto, siamo tutti terrorizzati (noi per primi, popolo televotante) all’idea di uno scenario inedito. Cresciuti all’ombra di quel proverbiale “cambiar tutto perché nulla cambi”, abbiamo finito con il rassegnarci al punto da arrivare a preferire di far finta che qualcosa sia cambiato solo a patto che ogni minimo dettaglio resti identico a se stesso.
E così, per un paradosso esistenziale, sono i giovani a scavarsi la fossa e a rassegnarsi all’idea di ritrovarsi rinchiusi in un ospizio culturale, mente i matusa della classe dirigente perenne continuano a rinascere come bavose fenici.

AGGIORNAMENTO: qualche minuto dopo la pubblicazione di questo post, come a volermi immediatamente sbugiardare, la RAI ha lanciato un comunicato secondo cui in pole position per la conduzione del Festival ci sarebbe Gianni Morandi. Mi sa che devo ritirare tutto e scusarmi con Mazzi per le mie ingiuste critiche. Morandi sì che è innovativo!


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