L’amore inatteso, Tv 2000 (canale 28 dt, 18 Tv Sat, 140 Sky), ore 21,00.
E le riunioni mica si svolgono in parrocchia, no, si svolgono in un centro polivalente – Dio mio, cos’abbiamo mai fatto di male in questa parte d’Europa per meritarci i centri polivalenti? – dove si tengono corsi di ogni tipo, comprese le lezioni di judo cui Antoine porta il figlio. Quella domanda rivolta dal sacerdote gli rovista dentro e lui, laico, laicissimo, di quella borghesia illuminata tendenza gauche, comincia a sentire il richiamo non resistibile se non della fede, almeno delle suggestioni e dei conforti che il cattolicesimo può dare, e incomincia a frequentare il corso, ne diventa assiduo. Ecco, qui scatta la grande idea narrativa del film, quella che lo rende assolutamente anomalo, e insieme così interessante e imperdibile. Antoine non ce la fa a staccarsi dal gruppo, non si perde un incontro, eppure si vergogna come un ladro di quella frequentazione, non ne parla con la moglie né tantomeno con gli amici. La sua riscoperta del cattolicesimo resta un fatto privato, privatissimo, clandestino, qualcosa di indicibile e non comunicabile all’esterno. Et pour cause. Il fatto è che non sta bene nel suo mondo, nella sua cerchia, nel ceto cui appartiene, essere cattolici, essere credenti. Non sta bene e non è socialmente ammesso, anzi è disapprovato e condannato. Non per niente il titolo del romanzo di Thierry Bizot da cui il film è tratto è Cattolico anonimo, e l’allusione evidente è agli Alcolisti anonimi. La fede in Cristo come colpa da nascondere, come vizio privato. Quello che poi succede nel film è poco importante, a importarci molto invece è di come riveli e racconti cosa sia diventato il cristianesimo nelle classi affuenti e più emancipate (o che tali si credono) europee: un segno di arretratezza cuturale e psicologica, un comportamento inferiorizzante, un qualcosa di disdicevole, da stigmatizzare. Ora, io sono un laico, ma il disprezzo con cui oggi l’opinione media de’ sinistra e liberal e radical tratta il cristianesimo e chi ancora ci crede mi turba, mi allarma e mi scandalizza. L’amore inatteso ha il merito e il coraggio di lacerare il velo su questa autentica piaga. Certo, è il suo solo merito, ma è enorme e ne fa un film importante. Purtroppo il film di Anne Giafferi (moglie di Bizot, autore del libro, insomma è tutto in famiglia) non va oltre la superficie dell’enorme e immensamente suggestivo tema che solleva, quello dell’eclissi e anzi dell’espulsione del cristianesimo dagli attuali orizzonti culturali. La scelta di Antoine non provoca né una decisa rupture nella sua vita né in quella di chi gli sta vicino. Giafferi e Bizot hanno paura di scavare troppo, e non fanno del ritrovato incontro di Antoine con il cattolicesimo una nuova rivelazione, uno sconvolgimento radicale, un ricominciamento, ma lo riducono e derubricano a una tecnica tra le tante possibili per riassestare un benessere interiore compromesso. Nel gruppo di catechesi che vediamo in L’amore inatteso, anzichè interrogarsi anche crudamente e impietosamente su di sè, sulla propria fede, sui propri peccati, sulle proprie colpe, si fa una pratica simile a quella che negli anni Settanta si chiamava autocoscienza. Si va al corso di catechesi come si andrebbe a una psicoterapia di gruppo, o magari a lezioni di tango o, appunto, di judo. Così il film, quasi pentendosi di se stesso e di avere osato troppo, finisce col depotenziare e normalizzare quanto di sconvolgente aveva fatto emergere. Peccato. Nel cast attenzione a Benjamin Biolay, musicista assai cool e branché, ex marito di Chiara Mastroianni, che qui interpreta – e ha la faccia giusta – il fratello delinquente e nullafacente di Antoine.
Un film imperdibile stasera sulla tv in chiaro: L’AMORE INATTESO (dom. 11 maggio 2014)
Creato il 11 maggio 2014 da LuigilocatelliPossono interessarti anche questi articoli :
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