Una jena in cassaforte, Vero Tv (canali 55 e 144 dt), ore 0,00.
Un culto vero, almeno per i bad boys delle webzine e fanzine più estreme e più votate al godimento del cinema-bis. Tant’è che Nocturno, il mensile di riferimento per chi ama il nostro, e non solo nostro, cinema di genere, l’ha rieditato nella sua collana di dvd CineKult. E Manlio Gomarasca, che di Nocturno è l’anima, ne scrive in una sua scheda in toni ditirambici. Un thrillerone del fatale anno 1968 opera del milanese Cesare Canevari, che poi si sarebbe dato da fare sul versante eros con Io Emmanuelle. Sei rapinatori si ritrovano in una villa (che è poi Villa Mocchetti-Toeplitz a Varese) dove, con le chiavi in possesso di ciascuno di loro, devono aprire la cassaforte piena di diamanti che hanno rubato tempo prima. L’intenzione dichiarata è di procedere alla spartizione equa del bottino, solo che le cose prendono subito una strana piega. Uno di loro viene subito a mancare, e pure la sua chiave. Gli altri cominciano una guerra intestina per tenersi da soli il malloppo, e le vittime si accumulano. Ma non conta tanto la trama, imparentata con il filone Sette uomini d’oro allora imperversante nel nostro cinema, ma il modo, l’impronta visionario-psichedelica dell’intera operazione. Movimenti di macchina frenetici e per così dire alterati e drogati, zoomate e controzoomate da vertigine, coloracci ultrapop. Una extravaganza assoluta, trascurata per decenni e finalmente riscoperta. Con la cotonatissima Cristina Gajoni, sorta di BB nostrana allora presente in molti B-movies italiani. E con, culto vero!, Dimitri Nabokov. Sì, il figlio del grande Vladimir e cantante d’opera di una certa fama.