”La giornata del silenzio dell’informazione è stata fragorosa”. A sottolinearlo è la Federazione nazionale della stampa in una nota di bilancio. ”La protesta per il disegno di legge sulle intercettazioni, che penalizza e vanifica il diritto di cronaca”, aggiunge il sindacato, ”non può essere ignorata dal Governo e dal Parlamento. La straordinaria adesione, ben oltre il 90 per cento, allo sciopero indetto dalla Fnsi ha dimostrato che c’è un problema enorme posto dal ddl, fatto di censura preventiva attraverso carcere per i giornalisti e pesanti multe per gli editori”.
Sottolinea la Fnsi che ”pochissimi giornali erano in edicola ieri ma tutti hanno ammesso che il testo di legge Alfano è sbagliato. Le ragioni del no al ddl risultano, dunque, unificanti per la professione giornalistica e assai allarmanti per i cittadini”. ”Una giornata straordinaria di protesta che per il sindacato dei giornalisti significa – aggiunge la Fnsi – lo sciopero più partecipato degli ultimi quindici anni. Basti pensare ai tanti giornali che, in occasione di altri scioperi, ad esempio il gruppo Riffeser o quotidiani come il Roma, non hanno mai perso l’occasione di porsi contro il sindacato ed andare in edicola. Pure l’adesione di tutta l’emittenza radiotelevisiva, anche di quella dove era più complicato organizzare la pratica dello sciopero, è stata eccezionale.
L’adesione inoltre dei new media, il mancato aggiornamento dei siti, e la partecipazione corale dei colleghi dei periodici (che non potevano impedire l’uscita delle riviste in un solo giorno) sono stati la testimonianza di una rigorosa protesta civile e morale. Non è sfuggita la novità della giornata di ieri agli osservatori di tutto il mondo: innumerevoli gli approfondimenti chiesti direttamente alla Fnsi da primarie testate della Francia, della Germania, del Canada, dell’Argentina, degli Usa, della Colombia, della Corea del Sud, dell’Australia, del Venezuela, delle Gran Bretagna, del Belgio. Totale la solidarietà della Federazione mondiale (Ifj) e di quella europea dei giornalisti (Efj)”.
Per il sindacato dei giornalisti ”ora il Governo e il Parlamento italiani non possono sottrarsi, dunque, all’ascolto delle ragioni della protesta e di tanta attenzione internazionale, senza esporre il Paese ad altre brutte figure”.
La Fnsi dopo lo sciopero resta impegnata nella sua iniziativa incessante per ”fare arretrare la legge del silenzio di Stato e del bavaglio, pronta a ricorrere alla Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo se la legge dovesse essere approvata così com’è. La Fnsi e’ già in campo per nuove iniziative clamorose, se necessarie, possibilmente con gli editori che hanno condiviso le ragioni della protesta”.
Il diritto all’informazione è soprattutto dei cittadini: il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Jacopino, ribadisce che il disegno di legge sulle intercettazioni impedirebbe ai giornalisti di ”assolvere al loro dovere, quello di informare i cittadini” e che lo sciopero di ieri deciso dalla categoria è uno sciopero ”per i cittadini più che per i giornalisti”.
”C’è un filo unico che lega altri precedenti analoghi al disegno di legge Alfano- aggiunge il presidente dell’Ordine nazionale – Penso a quello del ministro Mastella che prevedeva fino a tre anni di carcere. Cambia la misura delle sanzioni, ma non la sostanza. L’idea di fondo – sottolinea Jacopino – è che i giornalisti non possano assolvere al loro dovere di informare i cittadini. Tutto ciò, però, in qualche modo mi conforta perché’ la classe politica sistematicamente, quale che sia il colore del governo, tenta di impedirci di fare il nostro dovere.
Ed è anche la controprova che lo facciamo e che c’è chi ce lo vuole impedire”.
Se il disegno di legge passasse, l’Ordine dei giornalisti è comunque pronto alla controffensiva. ”Bisogna mettere a fuoco delle strategie che reggano sul piano del diritto. Si è pensato al ricorso alla corte di Strasburgo, ma tecnicamente pare più percorribile il ricorso alla commissione europea per i diritti dell’uomo poiché’ quello di sapere, di conoscere, è un diritto insopprimibile della persona”.
A fronte di gravi violazioni, di abusi da parte dei giornalisti, ”gli strumenti per agire ci sono già e i consigli regionali dell’Ordine ne hanno competenza e possono anche agire d’ufficio. In ogni caso una ricerca dell’Ordine ha calcolato che dal dopoguerra a oggi ci siano stati non più di una ventina di casi di violazione gratuita da parte di giornalisti”. ”Non dimentichiamo, però anche i casi in cui grazie alla pubblicazione delle notizie – conclude Jacopino – i cittadini sono stati messi al corrente di situazioni come quella della clinica Santa Rita in cui equipe disinvolte commerciavano sulla vita delle persone. In quel caso si trattava di salvare delle vite. Pensiamo a coloro che erano in lista d’attesa non avessero saputo nulla di quello che accadeva in quella clinica!”.