La Suprema Corte spagnola ha revocato i mandati d’arresto in vigore contro 40 ufficiali dell’esercito ruandese nell’ambito di un’indagine per crimini di guerra. Restano in piedi le accuse contro 29 dei militari, che potranno essere processati se metteranno piede su suolo spagnolo, ma la decisione è comunque un colpo all’accusa nel procedimento partito nel 2008.
In quell’anno la magistratura spagnola sulla base della norma - recentemente revocata - sulla cosiddetta “giurisdizione universale” (che permetteva ai giudici di Madrid di perseguire le violazioni dei diritti umani ovunque nel mondo) aveva chiesto l’arresto degli ufficiali, tutti facenti capo al Fronte patriottico ruandese (Fpr) dell’attuale presidente Paul Kagame, per sospetti crimini commessi nel loro paese e nella vicina Repubblica Democratica del Congo.
Tra gli accusati c’erano Jacques Nziza, oggi importante personalità del governo ruandese e Karenzi Karake, il capo dei servizi segreti fermato a giugno all’aeroporto londinese di Heathrow, ma di cui una corte britannica aveva negato l’estradizione verso la Spagna.
Il verdetto della suprema corte è stato accolto con soddisfazione in Rwanda, dove il ministro della Giustizia, Johnston Busingye è tornato a definire, come già fatto in passato, l’intero caso “senza prove”. Deluso invece il rappresentante legale delle vittime Jordi Palou, che ha parlato di “giorno molto triste per la giustizia”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)