Un gigante con poco cervello
Creato il 27 ottobre 2014 da Brasilitalia
Delusione. Questo
é il sentimento che sto provando in questo momento. Dilma Rousseff ha vinto
ancora una volta le elezioni e per altri quattro anni il PT governerà questo
paese. Mi aspettavo un cambiamento radicale (ammesso che si possa definire “radicale”
rimanere sempre in una posizione di sinistra), ma non è successo.
Per la verità era
prevedibile quanto è successo. Ai brasiliani piace ricevere l’aiuto di
qualcuno, e lo si vede nella vita di tutti i giorni. Quindi quando trovano un
governante che promette sussidi economici di ogni forma e colore, non sanno
dire di no, dimenticando così tutto quello che quel determinato partito o
persona abbia commesso. Non per niente Dilma ha vinto specialmente nel Nord del
paese, dove i beneficiari di tali sussidi sono in maggioranza.
Il “mensalão” e
la corruzione in Brasile avrebbero dovuto dare una svolta decisiva a queste
elezioni, ma i brasiliani sono così abituati a tutto questo che ormai non ci
fanno più caso. La corruzione in Brasile è così sviluppata e radicata che fa
parte della cultura brasiliana, come il samba o la caipirinha. È qualcosa di
endemico, di generalizzato, quindi per loro qualunque partito dovesse governare
il Brasile sempre ci saranno politici corrotti e scandali a non finire, quindi
perché cambiare. Non lasciare la strada vecchia per quella nuova, sembra che
sia il loro detto, perché sai quello che perdi ma non quello che trovi. E dopo
dodici anni di PT di sicuro i brasiliani conoscono bene la “via vecchia”. Peccato
che abbiano visto solo ciò che a loro interessava.
Di sicuro tirano un
sospiro di sollievo Cuba, Argentina e Venezuela, maggiori partner commerciali
del Brasile.
Quello che mi ha
particolarmente colpito di questa campagna elettorale, aldilà del risultato
finale, sono state le accusazioni e le bugie lanciate verso i vari avversari. Il
PT in particolar modo, si è letteralmente divertito a lanciare falsità verso il
suo avversario Aécio Neves. Una vera e propria tattica di paura e di terrorismo
elettorale, prima contro Marina Silva durante il primo turno, poi contro Aécio
nel secondo. E da come si vede il popolino ha creduto a tutto quello che Dilma
& Co. affermava. “O PT tem promovido uma das campanhas mais sujas da
história. O objetivo é se manter no poder a qualquer preço”, há affermato
Marina Silva, candidata del PSB. “Fui vítima dessa ação difamatória sem
precedentes que agora praticam contra o candidato Aécio Neves.”
Il bello é (si fa
per dire) che tali accuse e diffamazioni molte volte cadevano nel ridicolo e
nel personale. Per esempio Lula, in un comizio a favore di Dilma, accusò Aécio
di guidare ubriaco e di rifiutarsi di fare il test alcolometro. In un altro
comizio sempre Lula lesse una lettera di una presunta psicologa in cui si
evidenziava come Aécio avesse disturbi mentali e che picchiava le donne. Hanno accusato
Marina Siva di essere omofobica, tanto che la sua scota di sicurezza ha
picchiato fino alla morte una persona gay che aveva tentato di approssimarsi a
lei. Sempre Lula accusó il PSDB di essere come i nazisti: “Eles (Aécio e
o PSDB) agridem a gente (nordestinos) como os nazistas na Segunda Guerra
Mundial. São mais intolerantes que Herodes, que mandou matar Jesus Cristo... O
governo do PSDB significa o genocídio da juventude negra”.
Per non parlare
poi del fato che secondo il PT Aécio e/o Marina avrebbero eliminato la Bolsa
Familia e alri sussidi con cui molti brasiliani vivono. È vero il detto che in
amore e in guerra tutto vale, ma qui si esagera come sempre.
Strana però
questa vittoria. Navigando per i vari social network si leggevano solo post e
commenti contro Dilma. Sembrava che tutti votassero per Aécio. Peccato che non
sia stato così.
Mi chiedo a cosa
siano servite tutte le proteste e manifestazioni avute durante l’anno, cosa
serviva fischiare e offendere la presidente Dilma durante la Coppa del Mondo. Sembra
che i brasiliani pensino una cosa ma poi facciano un’altra. Ora il paese è in
lutto per la vittoria di Dilma, ma conoscendo e vivendo in questo paese già da
alcuni anni, ho imparato a non credere molto a quello che loro dicono o
pensano. Non ha importanza se il Brasile si trovi diviso in due, e nemmeno il
fatto che Dilma abbia vinto per pochi punti. I brasiliani hanno scelto il loro
governante e il loro futuro. Peccato che, in qualche modo, anche io ne faccia
parte.
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