Un giorno di David Nicholls

Creato il 22 marzo 2013 da Povna @povna

Ce la fa all’ultimo tuffo. Perché le giornate sono sempre veloci e molto dense; perché è presa (molto presa) dalla situazione politica; perché questa settimana è stata piena di spiegazioni e di verifiche; perché ci si sono messi pure due corsi al pomeriggio (a cui si aggiungono almeno due serate di rinnovata socialità degna di questo nome); perché ci sono da preparare due conferenze per l’altro mondo; perché è ricominciato il coro. Però non voleva trascurare l’ormai abituale appuntamento. La ‘povna recupera dunque una lettura di un paio di anni fa, piacevole. E parla di Un giorno di David Nicholls per il venerdì del libro.

La traduzione è l’ennesimo scempio consumato davanti al dio dell’inglese (“junk food” che diventa “cibo schifoso”, “charities” le “dame di S. Vincenzo”, l’accento dello Yorkshire trascritto in uno stentato veneto, e via, e via, ma quello che dà più noia è la mancanza assoluta di uniformità narrativa – oltre tutto gli scempiatori sono due, e la sensazione, ben più che accennata, è che alla stesura italiana nel suo insieme sia mancata anche la più blanda revisione). Al di là di questo, il romanzo (piccolo caso editoriale, in Italia, con la consueta regia di Neri Pozza – una delle case editrici più interessanti, da questo punto di vista): al progetto nel suo insieme, alla capacità di ‘recensione’ di un ventennio, al gioco di focalizzazione doppia, all’anniversario sentimentale. Il finale rovina un po’ tutto, come se Nicholls si fosse sbarazzato dell’intenzione narrativa da lui stesso creata. Fabula salvata dall’intreccio, in ogni caso, in un (più o meno consapevole) omaggio a Espiazione. Non stupisce l’ammirazione dichiarata di Jonathan Coe. Da aspettare al varco, se altre prove seguiranno. E (rigorosamente) sempre in lingua originale.


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