Un giorno senza (pc, iPad, smartphone)

Da Maddalena_pr

SE OGNI TANTO NON FAI NULLA, NON AVRAI NULLA CHE I FIGLI POSSANO INTERROMPERE, FACENDOTI INCAZZARE.

Qualcuno perde il cellulare, altri restano orfani di un pc che ha tirato le cuoia, di un tablet che si è improvvisamente impigrito.
Io, senza arrivare a cotanto sgomento e disorientamento, già anni fa avevo inventato la giornata sabbatica: una giornata di dieta depurativa in cui fare a meno di questi orpelli e in cui – fantastico! – il mondo faceva a meno di me. Irraggiungibile.

Insieme alle tecnologie spegnevo la testa. È facile, qualsiasi pensiero ti venga in mente, qualsiasi domanda, questione, problema, lo fermi in un freeze: “Non oggi, non ora”. La festa consapevole del rimando.
Certo, ai tempi ero incinta di Patrick: replicare adesso, con due su tre figli a casa non è propriamente “sabbatico” come allora. Ma ho voluto fare l’esperimento.
E, come in tutte le esperienze, ho imparato alcune, fortissime verità:

  1. Nessuna donna può fare solo la mamma: altrimenti intitolato “I perché della casalinga.”
    Senza il pc costantemente acceso sul banco della cucina (luogo preferenziale dove si consumano le giornate), mi dedico ai figli, soprattutto a Isabelle. La quale, neanche avesse intuito la mia ritrovata disponibilità, m’insegue fin da subito col suo “tac-tac” che non vuol dire orologio bensì il gioco dei chiodini da mettere nella griglia e, soprattutto, far cadere spingendoli con zelo uno ad uno, accompagnati dal suono onomatopeico da cui il nome. Segue: la casa della Peppa Pig, giochi di simulazione in cui non mi sono mai distinta per capacità né godimento. E in men che non si dica mi ritrovo ad affiancare a codeste attività ludiche qualche piccola faccenda.
    Autocostretta a rinunciare ai cazzi miei mi trasformo con sorpresa in casalinga. Alle 10 e mezzo del mattino ho già: rassettato la cucina; lavato numero 3 costumi da bagno agonizzanti sul davanzale del bagno dallo scorso luglio (in agosto eravamo in montagna, e senza costumi); cambiato le lenzuola ai letti dei bambini (attività alquanto rara a carattere, direi, di eccezionalità); fatto una lavatrice; vuotato stendino dalla roba della lavatrice scorsa; piegato roba; ri-riempito stendino con le cose lavate; pulito un bagno; lavato un pavimento (questo è un fuori programma gentilmente offerto dalla petite che ha allagato il bagno giocando col bidet). Il tutto senza mai davvero assentarmi, in corpo e spirito, dai figli.

    Giocare a tempo indeterminato, occuparsi della prole in modo squisitamente esclusivo, non è evidentemente possibile. È altresì dimostrato che le faccende domestiche sono quanto di più compatibile con la cura dei bambini: piegare due fazzoletti mentre la piccola balla con musica a manetta, rifare un letto mentre butta per aria i chiodini, fare una lavatrice mentre allaga il bagno, sono tutte attività perfettamente conciliabili con la sua presenza, ben più di quanto non lo sia cercare anche solo di leggere una mail. O di leggere e basta. Figuriamoci scrivere. Devo riconoscerlo: le casalinghe sanno il fatto loro.

  1. Cammina non correre.
    Un vecchio film che mi piaceva da matti s’intitolava così. Cosa c’entrasse il titolo con la trama non l’ho mai capito, ma era una commediola che ho riguardato almeno una decina di volte negli anni.
    Passate le prime ore a ritmo moderatamente sostenuto impari pian piano a rallentare. Sarà che, in ogni caso, detesto le faccende domestiche per cui interromperle non mi procura alcun genere di ansia o frustrazione, ma nella seconda mattinata mi avvedo con gaudio e stupore che andare piano non è affatto sgradevole: non ho fretta di finire quel pezzo che stavo scrivendo, di terminare la risposta a tizio e caio, di commentare quel post su facebook, di farmi i c. miei e altrui. Isabelle non gioca da sola? Va bene uguale. Al parco giochi, incredibilmente, posso osservarla e se rogna non mi infastidisce. Vuoi salire sulla torretta alta? Sull’altalena? No? Vuoi già scendere? Vuoi un cracker, vuoi bere, vuoi camminare, vuoi stare, vuoi spostarti? Va bene tutto: non mi interrompi mai.
  1. Una e trina (si può dire, con 3 figli, no?).
    Senza dividermi con altre cose che sembrano piccoli passatempi infilati negli interstizi ma che in realtà finiscono col diventare l’occupazione dominante, il tempo coi figli è fluido, libero, e anche più saziante. Per entrambe le parti.
  1. Si può fare.
    Dopo pranzo ricorro all’iPad al solo scopo di mettere le amate din-din alla piccola (le canzoncine su youtube: d’altronde sono io quella a dieta, non lei). La bustina delle mail indica 28: certo, almeno 20 saranno di spam. Ma le altre? Vacillo per la tentazione, poi tiro dritto. Chiunque, qualunque cosa, può aspettare domani. È delizioso il senso di liberazione che ne deriva.
  1. Un po’ di umiltà.
    Puoi stare senza. Ma anche il mondo può stare senza di te. Facebook, il web, chi ti chiama al telefono (che poi rivelerà, comunque, zero chiamate perse, a dimostrazione di quanto sto per dire): esistono e continueranno a esistere anche senza di me.
  1. È incredibile quanto tempo passiamo sui social e al pc senza rendercene conto.
    E siamo così abituati che, per trovare questo tempo, per mantenere questa attività ai livelli cui ormai siamo assuefatti, senza accorgerci corriamo. Facciamo tutto il resto (incluso la mamma) di fretta, sempre “tesi a”…

Conclusioni:
Fare la mamma a tempo pieno è un concetto relativo, ma si possono riaggiustare le proporzioni.
Il tempo non è poco: sono troppe le cose che fai.
Se ogni tanto non fai nulla, non avrai nulla che i figli possano interrompere, facendoti incazzare.

Non propriamente una giornata sabbatica, ma ogni tanto si può fare.