Nel 2011-12, su 215.590 studenti disabili iscritti, si contavano 98 mila insegnanti di sostegno, il 12,8% dell’intero corpo docente. L’anno precedente, su 208.521 studenti disabili, c’erano, solo nelle scuole statali, 96.089 docenti loro dedicati (12,1%). Si mantiene così invariato nel tempo il rapporto medio di uno a due, osserva il Ministero dell’Istruzione, che in occasione del seminario «La via italiana all’inclusione scolastica», ha presentato la nuova direttiva ministeriale «che rinnova l’organizzazione territoriale e introduce nuovi strumenti d’intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali».
A fronte della media italiana, ha sottolineato in un messaggio, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, «si registra comunque una disomogeneità di applicazione della normativa vigente nelle varie zone del paese. Vi sono scuole dove abbiamo due insegnanti per il sostegno per tre alunni con disabilità e altre dove lo stesso numero di insegnanti ne ha in carico cinque».
In 10 anni, dal 2000-01 al 2010-11 le certificazioni di disabilità nella scuola, fa notare il Miur, sono aumentate del 51%. Mentre per quanto riguarda l’Università, sempre nello stesso arco di tempo, il numero degli iscritti disabili è passato da 4.816 a 14.171. E ciò anche grazie alla legge 17 del 1999 che obbliga gli atenei ad «adottare un approccio di tipo sistematico in materia di integrazione e supporto agli studenti disabili».
«Straordinariamente - ha affermato il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria - la scuola italiana è più brava a raggiungere i bambini e i ragazzi disabili piuttosto che quelli che vivono in contesti sociali difficili, dove si registrano picchi di abbandono scolastico».
Con la direttiva, ha commentato Profumo, si vuole «rafforzare l’organizzazione territoriale del Miur per l’inclusione scolastica, per dare supporto alle scuole» e «affrontare il tema dei bisogni educativi speciali, ossia di una vasta gamma di problematicita’ che non rientrano nella legge quadro sulla disabilità e sui disturbi specifici dell’apprendimento». Secondo il ministro, infatti, «ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare bisogni educativi specifici: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta». Per lo studente occorre quindi «un piano didattico personalizzato». Questo è un percorso, ha concluso il ministro, che «potenzia la cultura dell’inclusione», «comporta un cambio di visuale e dovrà essere implementato anche con l’individuazione di risorse».
La direttiva, oltre a fornire le indicazioni alle scuole per la presa in carico degli alunni con bisogni speciali, definisce «le modalità di organizzazione, le funzioni e la composizione del personale dei Centri territoriali di supporto che, istituiti nelle scuole polo, operano a sostegno delle scuole offrendo consulenza e formazione per docenti, studenti e famiglie sulle nuove tecnologie per l’inclusione»
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