Il ‘Centro Ricerca Rifiuti Zero’ del Comune di Capannori ha avviato un ‘caso studio’ dato che è emerso che uno degli scarti prevalenti tra i rifiuti non riciclabili è costituito proprio dalle capsule da caffè. Le capsule vanno collocate nel contenitore del ‘residuo’ perché sono realizzate in plastica parzialmente contaminata dalla residua polvere di caffè. Quindi, la plastica non è riciclabile e il caffè non è compostabile. Una doppia perdita di risorse.
Secondo il caso studio condotto da Luca Roggi e Marina Vidakovic del team operativo del Progetto ‘Passi concreti verso Rifiuti Zero’ coordinato da Rossano Ercolini, emerge che ogni anno in Italia si consuma 1 miliardo di capsule da caffè ‘usa e getta’ (il 10 % di quante ne vengono consumate nel mondo) e che a Capannori, ipotizzando che rientri nella media nazionale, ogni anno se ne consumano 750 mila, corrispondenti a 9 tonnellate di rifiuto indifferenziato.
E’ alla luce di questi dati che il Centro di Ricerca Rifiuti Zero ha scritto una lettera aperta alla Lavazza chiedendo di aprire un percorso condiviso per un suo ripensamento in grado di superare le criticità e in nome di una responsabilità estesa alle imprese legata a criteri di sostenibilità ambientale e di eticità.
Tra le alternative all’attuale capsula da caffè usa e getta indicate nello studio del Centro Ricerca Rifiuti Zero ci sono le cialde biodegradabili, che impiegano 3-4 anni a degradarsi, oppure le capsule ricaricaricabili o le cialde in carta, che possono essere compostate. Sarebbe un risparmio importante per l’ambiente, considerando che per realizzare un chilogrammo di capsule di caffè usa e getta occorrono 4 kg di acqua, 2 kg di petrolio e 22 Kw di energia elettrica.
Ecco una delle ragioni per cui, fino ad ora, ho preferito continuare a usare la mia cara moka resistendo alla tentazione delle macchine a capsule.
Fonte: ComuniVirtuosi.org
Foto di Luigi Rosa