Un io cadente

Da Lucas

Dieci minuti fuori per una sigaretta, mi siedo e guardo Casino, il gattino bianco che insieme a suo fratello maggiore Mirtillo, gioca, crudelmente, con una falena. La Lola ronfa nella cuccia. Alzo gli occhi e vedo di sfuggita l'Orsa Maggiore mentre un aeroplano lampeggia dentro il carro. Nessuna stella cade e non importa: non ho desideri pronti se non quello di correre qui a dire questo per fermarlo sullo schermo di questa pagina benvenuta. Contemplare il cielo ormai è un lusso che non posso più permettermi a lungo: sono già qui presenti sulla terra tanti elementi che rammentano la mia finitudine. Allora scrivo come per disegnare una carezza o una pacca sulla spalla, un bicchiere di vino buono in comune e un pensiero che cattura il reale e lo imprigiona per tentare di capirlo. Il tempo non esiste se gettato nello spazio. Tutto si ritorce contro. Allora è meglio distendersi, lasciare che i desideri si frantumino nel sonno e che il sogno susseguente li riproponga più veri e intensi, non mediati, sperando di ritrovare quell'abbraccio e quel sorriso che stavano per farci baciare stamani all'alba se non fosse stato il canto del gallo a dirmi che non c'eri, mia inquietudine.