Detto questo l’aspetto che mi ha colpito di più sono state le varie dimostrazioni di umanità e affetto sia da parte del direttore delle operazioni, emozionatissimo nella conferenza stampa immediatamente successiva alla riuscita dell’operazione, sia da parte da parte degli abitanti dell’isola del Giglio che lo hanno accolto e festeggiato come fosse uno di famiglia.
Lui stesso, il sudafricano Nick Sloane, è rimasto molto colpito da questi slanci nei suoi confronti e nei confronti di sua moglie.
Gli abitanti dell’Isola avevano già dato prova di umanità e accoglienza nelle prime fasi del disastro, ma diciamo la verità, ad avere le prime pagine è stata soprattutto la meschinità di alcuni personaggi e in particolare del comandante.
Si dirà, a ragione, che il signor Sloane è stato pagato profumatamente per fare il suo lavoro e che alla fine non ha fatto altro che quello ci si aspettava facesse, ma quegli occhi lucidi all’alba, in una banchina piena come all’ora di punta, dopo il raddrizzamento dell’enorme nave, tradivano sentimenti più nobili.
Alla fine ciò che fa grandi queste imprese cariche di cemento armato, ferro, saldature, placche di metallo e cassettoni in lamiera è l’umanità e la passione e, in questo campo, noi italiani, in questo caso diretti da un sudafricano, non ci siamo mai risparmiati.
L’indomani, anzi poche ore dopo, si è ripreso a parlare di ineleggibilità, di leader decaduti e altri che sbracciano per diventarlo, di femminicidio, disoccupazione e ruberie varie.
Il raddrizzamento della Concordia vale per quello che è, una grande impresa di ingegneria navale e un ghiotto boccone per la bestia mediatica affamata di eventi, ma mi piace pensare che sia anche qualcosa di più, che non “raddrizzerà l’Italia”, questo no, ma che per una volta ci ha fatto fare una bella pausa dalla solita routine fatta di crisi e rassegnazione.
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