Un lavoro sporco di Christopher Moore

Creato il 01 dicembre 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

Nato nel 1957 a Toledo, vive tra San Francisco e le Hawaii. Prima di darsi alla scrittura ha svolto le professioni più disparate, dal piastrellista al deejay. I suoi romanzi sono bestseller un po’ dovunque e ha vinto diversi premi.

Sito:www.chrismoore.com/

  

Titolo: Un lavoro sporco
Autore: Christopher Moore
Serie: //
Edito da: Elliot
Prezzo: 16,50 €
Genere: Umoristico
Pagine: 436 p.
Voto:

Trama: Charlie Asher è contento, felice, appagato. Una bella moglie in attesa di un figlio. Un negozio di roba usata. Amici con i quali scambiare le solite quattro chiacchiere. Un’esistenza tranquilla. Quando l’adorata Rachel perde la vita mettendo alla luce la dolce Sophie, la situazione prende decisamente una brutta, bruttissima piega. Charlie, distrutto, inizia a vedere persone e oggetti che non dovrebbero esserci. Che non dovrebbero esistere. Un uomo altissimo color verde menta che appare e scompare a proprio piacimento. Enormi volumi usciti dal nulla che luccicano e si aprono su pagine dense di segreti sull’aldilà. Messaggi misteriosi conditi da teschi e ossa. Corvi spettrali che svolazzano in ogni dove. Conoscenti, amici o perfetti sconosciuti che cominciano a morire. I casi sono due: o Charlie sta impazzendo o qualcosa, qualcuno l’ha scelto per una missione neppure troppo piacevole. Qualcuna, più precisamente, con tanto di falce e nero sudario vuole essere sostituita o a aiutata. Ehi, è Un lavoro sporco, ma bisogna pur farlo…

Recensione:
di Hydra

Io le adoro queste storiacce in cui un protagonista senza arte nè parte si ritrova alle prese con questioni assurde e dove dalle bocche di tutti escono battute o roba in qualche modo divertente.

Qui parte tutto da un’idea che definire trita e ritrita è un complimento, dato che di libri, film, fumetti e compagnia cantante in cui qualcuno si ritrova a fare la morte ce ne sono decine e decine. Scendendo anche più nello specifico, ci sono tanti romanzi pieni di humor e sarcasmo in cui qualcuno si ritrova a far da morte (già che ci siete, magari datevi un’occhiata pure a Morty l’apprendista di quel tale Terry Pratchett).

Perché quindi leggere questo in particolare? Boh, innanzitutto se gradite la formula direi che è il caso di provare tutto ciò che propone il mercato, insomma fare i sommelier e degustate tutto il possibile. Se amate le trame condite di assurdità, scene tragicomiche e personaggi che paiono usciti da una clinica per casi umani non vedo perché dobbiate mancare questo libro. Se amate farvi quattro risate su un argomento serio come la morte, leggetevi Piccoli suicidi tra amici di Arto Paasilina, e magari anche Un lavoro sporco di un certo Christopher Moore (ehi, pure io voglio vivere alla Hawaii!).

Per tutti gli altri che invece di solito han gusti diversi perché roba così a scatola chiusa non la comprano mica, vai coi consigli per gli acquisti!

A mio parere un romanzo merita una chance se è scritto bene, e Christopher Moore scrive bene. È un pochino sboccatello ogni tanto e non sempre è politically correct, ma niente di eccessivo. Magari non è il caso leggerlo ad alta voce ai bambini dell’asilo o regalarlo all’anziana catechista del vostro paesello natio, ecco. Basta assicurarsi che il tipo di humor cattivello sia di vostro gradimento e dovreste trovarlo divertente, battute e trovate varie funzionano e ce ne sono praticamente in continuazione.

I personaggi come succede spesso in questo genere di libri sono un tantino irrealistici, nel senso che nella realtà sarebbe davvero eccezionale trovare tante persone così, ehm, eccentriche tutte insieme, ma d’altronde è fiction, se cercato verosimiglianza è il caso di darvi ad altri generi (qua c’è gente che ingaggia battaglie per il destino del mondo nelle fogne, mostriciattoli patchwork in abiti d’epoca e divinità mortifere prese a colpi di Cadillac… ci siamo capiti).

Ma Un lavoro sporco non è solo un colorato e macabro ambaradan di scenette allegre, l’autore è riuscito anche a infilare qua e là spunti e riflessioni da “romanzo serio”, insomma non è una baracconata che si regge in piedi grazie agli effetti speciali ma poi è tutta fuffa. Anzi, in un certo senso la storia ruota intorno a un uomo psicologicamente distrutto alle prese con il superamento di un lutto, anche se lo farà con un percorso inusuale.

Qualche appunto negativo si può fare però sulla trama: la storia parte molto bene bella misteriosa ma un po’ l’autore si perde in una carrellata di situazioni di tutti i tipi finché non decide che è ora di tirare le fila ed ecco lo scontro finale, peraltro breve e neanche tanto spettacolare.

Forse sarebbe stato molto più d’effetto se il fantasmagorico colpo di scena riservato alla pagine finali non fosse stato indovinato da tutti parecchie pagine prima (ma davvero molte prima). Nulla che infici più di tanto la lettura, ci si può passar sopra (non con la Cadillac, eh) senza problemi, però volendo essere onesti le cinque stelline ce le teniamo per un’altra occasione.

In Italia ne sono stati tradotti altri, e uno, Suck!, dovrebbe pure essere una sorta di seguito, quindi se mettessi il massimo dei voti a questo e poi ne trovassi uno riuscito ancora meglio, che voto dovrei assegnargli?


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