Cosa si fa con un libro? Un libro si pubblica. La parola al redattore e all’editor.
Venerdì 6 marzo, alle 21 – Massimiliano Borelli
Massimiliano Borelli è anche un editor. Riproponiamo l’intervista di Elvira Grassi in occasione dell’edizione 2014 di 8×8. Borelli ha curato l’editing del racconto La balena arrugginita con cui Fabriza Conti è arrivata in finale e ha ottenuto il migliore successo di pubblico social.
Difficoltà nell’editing di un autore di cui hai letto solo un racconto e di cui non hai letto altro?
Sicuramente quella di entrare nel suo mondo linguistico e nel suo immaginario, e di proporre quindi interventi che siano in sintonia con essi, che non stonino con l’insieme. L’autore deve infatti restare sempre l’ultimo responsabile delle parole che escono sotto il suo nome: deve sentirle adeguate a sé, e a quello che voleva esprimere. Quando ho sottoposto le mie modifiche all’autrice, in questo caso, non sapevo se lei avrebbe mai detto in quel modo certe cose, se fossero lontane dalla sua idea di partenza, se snaturassero il testo originale. Ma è un rischio obbligato, che solo una più lunga frequentazione reciproca può ridurre (mai eliminare del tutto, ovviamente).
Che tipo di scambio c’è stato con l’autore di 8×8 che hai editato e con il suo racconto? Si instaura un rapporto personale, anche minimo? Si dialoga, esiste il famoso rapporto tra editor e scrittore?
In questo caso è stato tutto piuttosto veloce, ma direi che c’è stata fin da subito una buona sintonia. Ho letto più volte il racconto, per capire dove, a mio parere, lo si poteva migliorare. Poi ho espresso per iscritto le mie considerazioni all’autrice e lei mi ha manifestato i suoi dubbi e le sue esigenze. Quindi mi sono messo all’opera e dopo alcuni giorni le ho rimandato il racconto con i miei interventi. In ultimo, una conversazione via Skype è servita a rileggere insieme il testo per soffermarsi sulle varie tipologie di cambiamenti e sui passaggi più significativi, a spiegare le soluzioni alternative adottate e a ricontrattare alcuni punti. Tutto con la massima franchezza e serenità.
Punti di forza e debolezze del racconto editato?
Il racconto presenta una bella situazione narrativa, che poggia su un elemento comune alla vita di ciascuno: la paura (non importa di che cosa). E questa paura è qui icasticamente rappresa nell’immagine, concreta e fantasmatica a un tempo, che rimane negli occhi del lettore, della “balena arrugginita”, ovvero la carcassa dell’Italsider. Le debolezze risiedevano soprattutto al livello strutturale, nell’eccessiva leggerezza con cui si arrivava alla e si compiva la svolta narrativa, e nella levigatura del linguaggio, che abbiamo reso – o almeno lo speriamo – più esatto e incisivo.
Credo che l’unica differenza stia da una parte nella consapevolezza autocritica dell’autore, che dovrebbe essere una caratteristica fondamentale di chi voglia scrivere letteratura, e dall’altra nella sua disponibilità ad accogliere le critiche altrui (dell’editor), spesso meno ampia in chi non si è ancora mai cimentato con il lavoro di revisione di un testo (ma nel caso specifico di Fabrizia Conti non è stato così).
Cosa si perdona all’autore? Cosa non si perdona?
Non saprei. Credo che l’unica cosa meno perdonabile sia appunto l’incapacità di accettare le critiche, o almeno di ascoltarle, ritenendo ogni parola intoccabile perché dettata dal sacro fuoco della scrittura (che fior fiori di scrittori nel corso della storia hanno raccomandato di spegnere al più presto, per affidarsi piuttosto al freddo lavoro sul materiale verbale).