A difendere le persone dai loro attacchi ci pensano le Claymore, guerriere splendide e invincibili, votate solamente alla causa dello sterminio dei mostri.
Le Claymore non pretendono denaro per i loro servigi, sembrano non provare emozioni alcune, e sono in grado di spazzare via, con un singolo fendente, anche gli Yoma all’apparenza più terrificanti. Questo perché sono il risultato di un esperimento condotto da una misteriosa Organizzazione, che le ha dotate della stessa forza degli Yoma.
Le Claymore, infatti, sono mezze umane e mezze Yoma...
Ma quanto ci si può fidare di esseri del genere, che da un momento all'altro possono cedere al lato oscuro demoniaco e andare a fare compagnia all'allegra brigata Yoma?
E quali sono gli scopi di questa misteriosa Organizzazione che si cela dietro il tutto?
Iniziamo da un’osservazione: Claymore (che non è la famigerata mina di prossimità di Metal Gear Solid, e nemmeno una parolaccia) è un bel manga.
E allora perché ho scritto che è riuscito solo a metà?
Ci arriviamo subito, ma prima delle cattiverie, parliamo delle (tante) cose che mi sono piaciute.
Il “Bersker al femminile” (come viene chiamato da tanti) di Norihiro Yagi è uno di quei manga che ti acchiappano sin dal primo capitolo (o meglio, sin dalla primissima inquadratura). Dote rara per un fumetto, e ancor più rara per ciò che concerne un manga.
La protagonista, Claire, la più “scarsa” delle Claymore, è un personaggio molto intrigante, inizialmente enigmatica, insondabile, una specie di “automa”, che invece, col passare del tempo, si rivela essere umanissima e fragilissima. La caratterizzazione psicologica sua (e delle sue compari Claymore) è sicuramente uno dei punti di forza del fumetto, anche perché gioca tantissimo il “non detto” (l’Organizzazione che cura gli interessi delle Claymore rapisce bambine dai villaggi per trasformarle in future guerriere, e le terribili cicatrici che ricoprono i loro corpi sono tra gli esempi più eclatanti).
Inoltre, il passato di Claire e il suo peregrinare con la splendida “Teresa del Sorriso” è probabilmente il punto più alto e lirico dell’intera storia. Storia che però, nonostante abbia un ritmo elevatissimo e un comparto d’azione veramente eccellente, dal punto di vista narrativo, inizia quasi subito a mostrare il fianco.
E qui iniziano le dolenti note.
Claymore è ripetitivo al massimo, tanto che a 1/3 della storia, dopo il flashback su Claire e Teresa, nonostante un plot twist niente male (e un paio di Deus Ex Machina enormi quanto una cattedrale, ma ben piazzati e ben riusciti), si riesce facilmente a sgamare ogni singolo “sviluppo” con largo anticipo.
Non mi è piaciuta per nulla la piega che ha preso il manga, arrivati a un certo punto. Senza fare spoiler di sorta, i famigerati “Yoma Bulimici”, gli Yoma “più forti” (diciamo così), che dovrebbero essere regolamentati (o, quantomeno, tenuti sotto controllo dall’Organizzazione per mezzo di una regola interna che viene messa in chiaro quasi subito) cominciano a spuntare come funghi, quando invece, fino a due minuti prima, erano delle rare rarità che spuntavano fuori di tanto in tanto.
Se ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione psicologica di Claire, stessa cosa non si può dire delle altre protagoniste. Si arriva, ad un certo punto della storia, ad una tale svendita di Claymore che l’autore cerca di spacciare per personaggi centrali e interessanti, ma che invece diventano (perdonatemi il termine) un vero e proprio “tappo in culo”. Eccezion fatta per un paio di nuove protagoniste, tutte le altre Claymore sono dannatamente anonime: e la cosa peggiore, essendo graficamente molto simili tra loro, si fa anche una fatica bestiale a distinguerle. Non si riesce a capire chi sia chi, e risulta molto difficile empatizzare nei momenti di massima tensione con gente che sulla carta dovrebbe farti piangere lacrime napulitane, ma che invece, a conti fatti, ti stimolano il famigerato Momento Kotiomkin.
Oltre a ciò, davvero da quattro soldi la “scoperta”sulla vera verità che riguarda l’Organizzazione, una cosa becera e da quattro soldi, che poteva essere studiata (e risolta) con un qualcosa di più stimolante e interessante.
Insomma, nonostante queste storture, come dicevo all’inizio, Claymore è un fumettino che vale la pena di essere letto. Se non altro, come accennato, il ritmo è sempre molto elevato, non ci sono momenti di noia, la narrazione (benchè scontata) è sempre molto veloce, il design di alcuni villain è eccezionale e i combattimenti sono molto interessanti.
E poi bisogna dare atto a Yagi che le Claymore, con i loro spadoni tagliacavallo che ricordano un po’ Gatsu, hanno un concept e un’idea di fondo molto, molto valida.
Quindi sì, Claymore è un manga riuscito a metà: che però vale una chance per i suoi aspetti positivi, che in fin dei conti surclassano quelli negativi.
Certo, se poi Yagi decidesse anche di terminarlo, farebbe un enorme favore a tutti quanti noi…
Voi l'avete letto?
Se sì, che ne pensate?