"Un medico rischia di incorrere in un procedimento legale se aiuta una donna affetta da HIV a rimanere incinta?
No. Nelle strutture specializzate per la procreazione assistita, per le coppie sierodiscordanti è prevista la fecondazione in vitro (maschio affetto) e l'inseminazione artificiale (donna affetta).
In Danimarca è legale che una donna affetta da HIV resti incinta. E se la donna vive in una coppia eterosessuale, è legale che il medico la aiuti a restare incinta. In Danimarca è possibile praticare un'inseminazione artificiale soltanto nelle donne che hanno una relazione eterosessuale, a prescindere se siano affette o meno da HIV. Se una donna è sieropositiva, il medico deve farle un esame e informarla sui rischi in caso di gravidanza. In base a questo esame, il medico può sconsigliare la gravidanza ed anche rifiutare di aiutarla nel suo intento di restare incinta.
Non ci sono norme in materia.
In Francia, un medico può aiutare legalmente una donna sieropositiva ad avere un figlio, mediante tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Oltre alle cure per l'infertilità, la sieropositività costituisce un motivo legale per la PMA in Francia, in quanto riduce il rischio di trasmissione del virus a un compagno non affetto. Se una donna è sieropositiva, potrà praticare un'inseminazione artificialmente con lo sperma del marito. Se un uomo è affetto da HIV, il suo liquido seminale potrà essere lavato e ne verrà calcolata la carica virale. Molte volte è possibile iniettare un singolo spermatozoo direttamente nell'ovulo (ICSI, microiniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo). Queste pratiche sono regolamentate in un documento legale (il decreto del 10 maggio 2001, in materia di buona pratica clinica e biologica nella Procreazione Medicalmente Assistita). Questo testo stabilisce i criteri di scelta delle coppie e l'organizzazione delle misure di assistenza medica.
In Germania, un medico che aiuti una donna affetta da HIV a restare incinta non rischia di subire un processo legale ma potrà essere processato e condannato a pagare un indennizzo se, dopo una fecondazione assistita (mediante inseminazione artificiale o fecondazione in vitro (FIVET)), il bambino nasca sieropositivo. Sebbene non esistano misure mediche preventive, continua a esistere un rischio "inferiore al 2%" che il figlio di una donna affetta da HIV venga contagiato durante la gravidanza o durante il parto. Questo rischio non viene considerato "teorico" (come, per esempio, il bassissimo rischio di trasmissione del virus dopo il lavaggio dello sperma di un uomo sieropositivo). Di conseguenza, un medico potrà subire un processo innanzi a un tribunale civile e pagare un indennizzo se il bambino dovesse nascere sieropositivo. A causa di questa situazione legale incerta, i medici tedeschi non si arrischiano a praticare un'inseminazione artificiale o una FIVET a una donna sieropositiva.
In Portogallo, un medico che aiuta una donna sieropositiva a restare incinta non rischia il processo legale.
No. Nel Regno Unito, un medico, del settore pubblico o privato, può aiutare una donna affetta da HIV a restare incinta. Le coppie sieropositive possono praticare la fertilizzazione in vitro. Tuttavia, nelle coppie in cui è solo l'uomo ad avere l'HIV ci sono maggiori possibilità di poter praticare la FIVET. Il motivo è che lo sperma può essere lavato per eliminare il virus.
No, in principio. I medici valutano i rischi attuali e, in funzione della situazione concreta, devono fornire informazioni alla paziente affinché possa dare il suo consenso informato. Ma se dovesse nascere un bambino affetto da HIV, allora il medico potrebbe venire perseguito per irregolarità professionale.
Non esiste nessuna direttiva o raccomandazione della UE in materia. È pertanto una questione legale di ambito nazionale.
fonte Bionet