UN MESE DI NUOVA VITA (prima parte)

Da Andrea_cusati

Dopo un mese dal mio inizio di vita vagabonda in mezzo alla natura, vi racconto l'accaduto e il come procede

Trovo ispirazione e tempo di scrivere finalmente un resoconto sulla mia nuova vita.

Combinazione (?) è un mese esatto dal mio arrivo nel primo posto dove ho vissuto un periodo lavorando in cambio di vitto e alloggio.
Il 12 aprile alle 11.30 arrivavo a Gremiasco (To), sui colli alessandrini, a casa di una donna di 65 anni che ha deciso di fondare una comunità, a vivere con lei una coppia, poco più grandi di me, con una figlia di due anni.
Premetto subito che purtroppo non allestirò di foto questo articolo per il fatto che (non so per quale assurdo mistero) sul portatile da cui scrivo non mi fa scaricare le foto della digitale, quindi le ho ancora tutte nella macchinetta fotografica (che figata la tecnologia!).
Questa mia prima esperienza è stata piacevole e utile per le persone che ho incontrato, qualche esperienza lavorativa che mi sarà utile in futuro e un inizio di aiuto nella comunicazione in un gruppo.
Purtroppo le cose non sono andate come mi aspettavo e alla fine sono letteralmente fuggito da questo posto per problemi con la proprietaria.
Non entrerò nel merito di fatti accaduti né farò i nomi delle persone coinvolte, dato che non ne trovo l'utilità e dato che sentireste solo la mia campana, in più si sono toccate situazioni personali che non trovo corretto pubblicare qui e se dovessi entrare nel dettaglio mi sarebbe impossibile lasciarle fuori.
Posso parlare di me e di come l'ho vissuta io.
Inizialmente conosco le persone e gli animali di questa fattoria (degli animali i nomi li posso fare): Gigia l'asinella, Leone e Lino i due cani, Tex e Nocciolina i due gatti, le sei galline, le capre e i capretti.
Mi trovo da subito bene con tutti e mi sento molto felice che ci sia anche una bambina di due anni, sempre sorridente, con cui ora della fine lego molto.
Mi si accende subito un bel rapporto spirituale con gli animali e la natura, lavoro, faccio passeggiate, respiro l'aria di questa vita nuova.
Dopo poco che sono lì vendono i capretti a una persona con cui avevano concordato da tempo e nel buio do una mano a caricarli e mi piange il cuore nel vedere come li caricano come fossero sedie e come sono spaventati i piccoli e le mamme, questi sono  i momenti in cui l'essere umano mi ripugna.
Mi ero già affezionato ai capretti e ogni tanto andavo a dargli da mangiare qualche filo d'erba e a fargli qualche carezza.
Capisco che non metterò mai su un allevamento mio, forse di api un giorno, ma non di più.
Dopo pochi giorni cominciano i problemi nella comunità e nel frattempo investo una piccola gattina di 3-4 anni.
Non conosco nessuno e tendo ad andare nel panico, ma riesco a controllarmi.
La vista del sangue mi impressione e la gattina ha picchiato il musetto sull'asfalto rovinandosi un occhio, il naso e la mascella.
La infilo in auto cercando di calmarmi.
Chiamo la proprietaria del posto dove vivo, non risponde, chiamo mia moglie, idem.
Cazzo! Mai che trovi nessuno quando hai bisogno!
Entro in un supermercatino del posto e chiedo se conoscono un veterinario, lo trovo, mi dà il numero un commesso e lo chiamo.
Mi faccio dire dove si trova ed è lì vicino a dove sto a vivere.
Per farvela breve: pago io le cure e la lastra, lui mi consiglia di cercare eventuali proprietari in zona, io torno dove l'ho investita e trovo solo uno stronzo che mi dice che avrei dovuto toglierla dalla strada e lasciarla lì a morire perché lui gli dà da mangiare e sono gatti randagi che gli costano 3 euro al giorno (inutile dirvi che gli ho mentalmente augurato che qualcuno investisse un giorno lui e lo buttasse giù in un fosso invece di portarlo in ospedale... scusate la bastardaggine ma... 'FANCULO!), così torno dal veterinario che si incazza anche lui con la risposta che ho ricevuto e dice che tiene la gatta in osservazione.
La lastra rivela che non ha fratture ma (non chiedetemi perché) mi dice che non può fare quella alla testa, che comunque in anestesia ha notato solo la mascella lussata e l'ha rimessa a posto.
La cosa più grave è l'occhietto che rischia di perdere la vista ma non è detto.
Così la lascio da lui, nel frattempo mi chiama la proprietaria che ha trovato sul cellulare le mie millemila chiamate, la aggiorno e lei mi dice che posso portarla a casa se necessario.
Il giorno dopo il veterinario mi chiama e mi spiega che la gatta non mangia perché terrorizzata quindi unica soluzione è che, date le prime cure e visto che ha reagito bene, io la riporti dove l'ho trovata e lasci che la natura faccia il suo corso perché deve tornare a mangiare.
Mi dice che dovrei darle un antidolorifico (ma come faccio se la riporto in libertà!? Chi la becca più?) e vedere se riesce a mangiare.
La gatta è mezza randagia e terrorizzata, quasi non si muove e io mi sento così colpevole di quanto accaduto e così dispiaciuto che decido di portarla a casa e vedere se almeno si muove un pò.
Apro parentesi per dire che è bello constatare che quando dai amore ricevi amore: il veterinario saputa la mia situazione e vedendo il mio stato emotivo per questa gatta, decide di pagare lui metà della cifra che gli dovevo, quindi da cento euro gliene do solo cinquanta, poi la proprietaria del posto saputo questo decide di ridarmi i cinquanta quindi alla fine pago solo gli antidolorifici e la siringa.
Riesco la sera a darle l'antidolorifico con una siringa senz'ago, ma mangiare non se ne parla.
Il giorno dopo decido di farle un tuorlo d'uovo con il miele e un pò di latte e dentro sciolto l'antidolorifico.
Vado per prenderla ma corre in giro, mi soffia e mi ringhia così decido di riportarla dove l'ho trovata augurandomi che vada tutto bene.
Come vede il posto e lo riconosce impazzisce dentro la gabbia e come le apro scappa via mentre le auguro buona fortuna con un nodo in gola.
Finita con la gattina si torna al malcontento delle persone della comune improvvisata.
Non parlando dei fatti è molto difficile per me raccontarvi il mio sentito, comunque sostanzialmente all'inizio per me è una gioia lavorare all'aperto con altre persone, parlando di sogni e di cosa si potrebbe fare tutti insieme, poi le cose cambiano per vari motivi e io mi sento frustrato perché nessuno vuole più lavorare su di sé e mettersi in gioco (quindi la mia esperienza avendo fatto una scuola di counseling per quasi due anni non serve più a loro), cambiando l'umore in negativo vengo contaminato anche io e poi tutto il gruppo cambia nei comportamenti e nello spirito quindi diventa per me pesante come atmosfera.
Viene interrotto in me questo strazio dal diversivo di una giovane wwoofer che viene lì a lavorare qualche giorno e si crea fra me e lei un rapporto di affetto, che non sfocia in altro che qualche passeggiata insieme e qualche abbraccio, ma ne ho piacere e bisogno come il pane quindi apprezzo molto.
Comunque mi sento nervoso, tutto questo cambiamento che ancora fatico a gestire, a volte mi attristo pensando a mia moglie e i tre gatti che ho lasciato.
Poi non mi piace la situazione, capisco che non durerà né la comunità né la mia permanenza in questo posto.
Infatti dopo due settimane la famiglia fa i bagagli e se ne va, io accompagno in macchina a casa della madre della donna lei e la figlia, mentre il marito va con altri bagagli a prendere il treno e arriva in treno a destinazione.
Sto una giornata con loro e anche la madre di lei è una persona interessante che, alla sera prima di tornare indietro, mi dice che se ho bisogno ospitalità nei miei giri lei è a disposizione.
Mentre saluto la coppia e li abbraccio stretti, anche la bambina mi si avvinghia al collo, mi si velano gli occhi.
Salgo in macchina senza fiato per parlare, saluto e mentre riparto scoppio a piangere e lascio uscire tutta la tensione di quei giorni.
Il giorno prima era ripartita la wwoofer e già mi mancava, adesso loro e ora ero solo in una situazione che non mi piaceva per nulla.
Decido che non rimarrò lì a lungo e decido anche che la scuola di counseling in questo momento non riesco a mandarla avanti, non ho entrate, non ho la testa e questa vita è troppo precaria per mantenere un impegno economico e di costrizione di giorni e orari legati a un posto fisso, così decido di sospenderla.
Comincio a mettere la voce in giro tramite internet che cerco un posto dove lavorare in cambio di vitto e alloggio e riscrivo a due donne che mi avevano contattato prima che andassi dove mi trovavo.
L'umanità di quella con cui avevo "chiacchierato" via mail mi aveva colpito.
Ritrovo la stessa umanità nelle risposte e decido di andare a vedere com'è, così parlo con la proprietaria del posto dove mi trovo del fatto che siccome le cose lì sono molto cambiate mi sto guardando in giro e vorrei visionare sto posto prima di decidere se trasferirmici.
Lei è d'accordo, ma poi il rapporto con lei precipita così me ne vado in fretta e furia da lì e senza sapere come andrà l'incontro con le due donne che mi hanno contattato mi getto all'avventura.
Il posto è vicino a una mia ex ragazza che sento ancora tramite Facebook e non vedo da quasi dieci anni, come sa della cosa mi offre ospitalità una notte da lei (torniamo al "se hai dato amore ti torna amore", non avete idea di quanta gente mi abbia già offerto ospitalità in un mese se avessi avuto bisogno, è fantastico!).
Rivedo lei e la sua famiglia, cosa che mi fa molto piacere, poi arrivo qua a Sciolze (To), colli torinesi.
Ma questa è un'altra storia e, data la faccia che hai sicuramente se sei arrivato/a fin qui a leggere e data la lunghezza del post, direi che la racconto in un successivo post.
Un abbraccio a tutti voi.
A presto risentirci!
                Scritto da Andrea Cusati martedì, 13 maggio, 2014
                
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