Un minerale argilloso racchiude il segreto delle forme di vita su Marte.

Creato il 26 settembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

Marte, il Pianeta Rosso, è il quarto pianeta del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole e, dopo Mercurio, Venere e Terra, è l’ultimo dei pianti e, spesso, formazioni naturali sulla superficie marziana sono state interpretate da alcuni come manufatti artificiali, che avrebbero provato l’esistenza di una non meglio definita civiltà marziana.

Oggi la domanda sulla possibilità di vita su Marte si ripropone a seguito di uno studio americano iniziato alcuni anni fa. Da una ricerca pubblicata sulla rivista Geology dall’americano Planetary Science Institute risulta infatti che sono almeno due i luoghi che su Marte potrebbero aver ospitato la vita e che potrebbe ro farlo anche in futuro. La ricerca si è basata sulle immagini scattate dal satellite Mars Reconnaissance Orbiter (Mro), lanciato nel 2005 dalla NASA, con a bordo il radar dell’ASI  ShaRad.

 In alcune  valli, peraltro molto profonde,  un minerale argilloso, formatosi  in presenza di acqua, avrebbe favorito la presenza di forme di vita. Si tratta della smectite, un minerale che potrebbe racchiudere il segreto della vita per la sua capacità di assorbire acqua o molecole organiche e che si forma in presenza di acqua non acida.
La presenza del minerale è stata evidenziata nell’area detta Noctis Labyrinthus, nei pressi della Valle Marineris, un  sistema di valli e canyon che si estende migliaia di chilometri, arrivando a 7 chilometri di profondita “Queste argille si sono formate in presenza di specchi d’acqua persistenti circa 2 o 3 miliardi di anni fa”, dichiara una delle responsabili dello studio, Janice Bishop, “Ciò indica  che questi avvallamenti sono unici e potrebbero essere stati i luoghi più ospitali di Marte in un periodo di forte evaporazione, che ha condizionato il clima dell’intero pianeta. .”Il primo autore della ricerca Catherine Weitz , ha così commentato  “Queste depressioni sarebbero dei luoghi fantastici dove spedire un prossimo rover. Peccato  che i forti dislivelli del terreno rendano molto problematico un possibile atterraggio in queste aree“.

Ricordiamo inoltre che già alcuni mesi fa,  alcuni chimici dell’Universita’ e del Centro di ricerca del Parco tecnologico della Sardegna (CRS4) (Pula ndr) sono riusciti a sviluppare un sistema che permetterà a un equipaggio umano di produrre direttamente sulla superficie del Pianeta Rosso le sostanze necessarie alla sua sopravvivenza: acqua, ossigeno, fertilizzanti, propellente, e perfino piante commestibili.

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