E’ giunto il momento di tornare a Bangkok e, visto che non ne abbiamo avuto abbastanza di musica e balli, optiamo per fare il viaggio di ritorno nel modo più allegro e scatenato che la Thailandia metta a disposizione.
L’autobus/discoteca
Capita spesso di vedere girare per le strade della Thailandia degli autobus che sembrano la materializzazione di tutto ciò che di kitsch possa esistere al mondo. Dall’esterno appaiono come una versione Heavy Metal dei bus turistici con vetri scuri, decorazioni variopinte, casse che sparano musica a volumi assordanti (sì, la musica la diffondono ANCHE fuori), borchie lucidissime, neon colorati e porte rigorosamente aperte durante l’intero tragitto. All’interno niente aria condizionata ma solo ventilatori appesi al soffitto, sedili stretti di pelle (o finta pelle) nera e rossa, luci psichedeliche e postazione Dj con tanto di controllo per sparare fumo e microfono!
Versione Thai de “Er Piotta”
Da sempre volevo farlo, dalla prima volta che ne vidi uno fermo in una stazione di servizio con la musica a palla e gente che ballava avevo immaginato di trovarmi in uno di questi “party mobili” a fare un viaggio assolutamente anticonvenzionale. E così, non me lo sono fatto dire 2 volte e, senza riflettere ho detto “sì, lo voglio!”.
Ecco, senza riflettere! Partenza puntuale alle 7 di sera, orario di arrivo previsto mezzanotte… 5 ore da trascorrere ballando mentre si torna a casa, mica male, un incubo!. Intanto come sempre lo straniero è al centro delle attenzioni quindi TUTTI che ti accolgono con il “bicchierino” e, già prima di partire la testa gira come una trottola! Per di più i ventilatori non bastano di certo a tenere bassa la temperatura, soprattutto quando c’è più della metà dei passeggeri che invece che starsene seduti sono stipati nel corridoio a sculettare e saltare tutto il tempo!
La balera itinerante
La prima mezzora ho pensato che fosse una vera figata. Mi sono lasciato trasportare dal ritmo della musica e ho dato il meglio di me stesso. Poi, come se qualcuno m’avesse sussurrato all’orecchio che la mattina dopo in ufficio avrei pagato le conseguenze di questo viaggio surreale, ho iniziato a maledire il momento che avevo pronunciato quel “si, lo voglio!”.
Fra tutte le categorie di compagni di viaggio la peggiore è sicuramente quella delle “irriducibili”, le abbondanti signore sulla cinquantina che, complice una birretta di troppo, ti si buttano addosso sfiatando tutto l’alcool che il fegato non riesce a metabolizzare misto, ovviamente, all’aglio e alla cipolla ingurgitata durante il Bang Fai. Non smettono un attimo di ballare, manco quando l’autobus fa l’ennesima fermata per far pisciare qualcuno che 10 km indietro, alla piazzola dove ci si era fermati meno di un quarto d’ora prima, s’era scordato di vuotare la vescica!
Quando la stanchezza, il caldo e l’alcool hanno preso il sopravvento loro, le irriducibili e le loro assurde richieste musicali, hanno fatto in modo che il viaggio sembrasse ancora più terribile di quanto in realtà non fosse!
Sosta numero 1000 sulla strada del rientro: sono l’unico ad essere sceso nonostante non ne avessi bisogno
Finalmente si arriva a Bangkok con la bellezza di quasi 2 ore di ritardo. Sudati e sconvolti ci accoglie la pioggia e così siamo al completo! Le irriducibili, finalmente con le batterie scariche, racimolano quel poco di forze rimaste e si susseguono una dopo l’altra nel chiedere se mi sono divertito e se ho intenzione di ripetere l’esperienza. Evito di rispondere ma la mia faccia non ha lasciato adito a dubbi: si, purché il giorno dopo non debba lavorare, il viaggio non duri più di 3 ore e voi, mie care irriducibili, facciate una scorta di mentine per l’alito!
Che musica il silenzio!
Jean Anouilh
2 notes
Tags: viaggi, viaggiare, mezzi di trasporto,
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