Ha voluto rimetterci le mani, dunque Richet, andare a rivedere lo stesso scenario con gli occhi di chi vive la gioventù e la mezza età nell'epoca di Facebook, quella delle cuffie in testa e la musica a palla, quella mentalmente più aperta e trasgressiva, in cui i figli, forse, sono ancor più distanti e emancipati dai loro genitori che tuttavia, a loro volta, tentano però di tenere il passo come meglio riescono, per non perderli di vista e rimanere aggiornati sul mondo. Alterazioni pertinenti che, di certo, all'interno del quadro generale vanno a compiere la differenza, a facilitare, quindi, la visione di una relazione consenziente tra una quasi diciottenne e un quarantacinquenne, assai più di quanto a fine anni settanta (o giù di li) poteva esser possibile: ed infatti se in questa rivisitazione il momento di follia del titolo subisce immediatamente un arresto, non superando la prima volta (mentre nella versione originale c'erano seguiti), è esclusivamente perché il personaggio di Vincent Cassel non se la sente di ferire il suo amico d'infanzia François Cluzet, che a differenza sua è gelosissimo e iperprotettivo nei confronti della figlioletta ormai donna e discreta lolita. Così, quel distacco dell'età, considerato anni fa scandalo principale, ecco che repentinamente comincia a fare molto meno rumore, a trasformarsi in un rattoppo, addirittura, da utilizzare come arma di emergenza nemmeno troppo funzionante per allontanare bruscamente quel desiderio pericoloso capace di distruggere di colpo sia l'emblema di amico che di padre.
La meta vacanziera quindi è la variazione più blanda che l'aggiornamento 2.0 di "Un Momento di Follia" decide di concedersi (stavolta siamo in Corsica) e ugual discorso vale per quel confronto generazionale abbozzato e poi messo da parte. Perché dietro a quella che poteva sembrare una pigra riproposizione dei fatti, esiste una messa a fuoco accurata quanto basta e non proprio da prender sottogamba, che racconta un po' di noi, di come siamo diventati in relazione alle libertà e agli istinti e dove potremmo andare a finire, in futuro, scavando ancora.
E lo fa, senza guardarci dall'alto verso il basso, o giudicandoci in modo arrogante.
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